7.5
- Band: HEIDRA
- Durata: 00:51:39
- Disponibile dal: 08/04/2022
- Etichetta:
- Mighty Music
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La sensazione è che se questo disco fosse stato rilasciato vent’anni fa sarebbe diventato un piccolo classico o un cult dell’epoca: il sostrato melo-death, le grandi aperture vocali vicine al power metal, l’epicità di fondo che crea un mood viking e battagliero… Tutto avrebbe contribuito a convogliare le migliori sonorità che all’epoca avevano la meglio tra il pubblico metal. Questo non per derubricare “To Hell Or Kingdom Come” a un mero lavoro passatista, ma per sottolineare come gli amanti di un certo tipo di musica possano ascoltare ancora oggi un progetto serio come quello degli Heidra.
Giunti al terzo album, i danesi realizzano un lavoro molto valido. Derivativo nella giusta quantità (ma mai eccessivamente citazionista), devoto alle lezioni di Ensiferum e Moonsorrow da un lato, ma anche ai primi In Flames e Dark Tranquillity, con la peculiarità di un massiccio utilizzo della melodia e della compattezza negli arrangiamenti – aspetto, quest’ultimo, che li avvicina a un certo power più aggressivo e ‘testosteronico’ d’oltreoceano, come quello di Iced Earth e Savatage. Brani come “Duks” e “Wolfborn Rising” rimangono impressi nella testa per giorni, complici dei ritornelli che magari non spiccano per originalità, ma che senz’altro creano un forte impatto nell’ascoltatore – anche laddove si rischia, come nell’opener “Retribution’s Dawn che a un certo punto vira verso la dimensione di una power ballad spiazzante ma miracolosamente equilibrata.
Ogni brano sembra composto con desiderio di incidere emotivamente in chi ascolta, e composto con energia e passione: sarebbe sufficiente questo per promuovere convintamente “To Hell Or Kingdom Come”, in un momento storico in cui troppi sono gli album studiati a tavolino e che finiscono per risultare asettici e impalpabili. Gli Heidra forse non propongono nulla di davvero buono, i temi che utilizzano sono abusatissimi, in certi momenti sfiorano le rive del kitsch: ma questo è un album che si ha voglia di ascoltare e riascoltare, perché piacevole e coinvolgente, potente e genuino. Specialmente un disco dove non si teme la mescolazione dei generi e dove non si mira a una qualche complicata ricercatezza: nove canzoni (più intro) ‘quadrate’ (con un lieve calo verso la fine del lotto e un vistoso inciampo che è “Cloaks And Daggers”), dove varie forme di metal puro convogliano con grande efficacia.