HELHEIM – WoduridaR

Pubblicato il 24/10/2021 da
voto
7.5
  • Band: HELHEIM
  • Durata: 00:57:14
  • Disponibile dal: 29/10/2021
  • Etichetta:
  • Dark Essence Records

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Nulla pare offuscare o anche solo rallentare la marcia degli Helheim. Spumeggiante e mai incerta, almeno discograficamente parlando, la carriera dei viking metaller di Bergen arriva, con cronometrica precisione, all’undicesimo album. Sono trascorsi due anni dal precedente full-length, il valido “Rignir”, e possiamo affermare che anche a questo giro la band non si sia pigramente adagiata sugli allori. Bravi a rivoltare continuamente un genere apparentemente immoto, i quattro norvegesi dimostrano ogni volta che si può suonare freschi e interessanti pur senza apportare innovazioni significative al proprio suono. Se gli ultimi lavori avevano aperto la strada a maggiori gentilezze, enfasi melodica e un uso cospicuo delle voci pulite, ecco che a colpire nelle prime battute sono proprio l’inasprimento delle chitarre e l’irruenza ritmica, così come il piglio battagliero dello screaming. Ciò va però a incastonarsi in una musica che nulla perde in ricchezza di particolari, non mette a tacere melodie cristalline e va piuttosto a esaltarle, in contrasto con un epos rude e indomabile.
Elettrico e acustico vanno sovente di pari passo con gli Helheim e non fa eccezione “WoduridaR”, che si apprezzare, pur nelle cadenze abbastanza lineari e in midtempo, per arrangiamenti di ampie vedute e un clima incostante. La brutalità del black metal non diventa mai troppo cupa e incombente, la ruvidezza si stempera in melodie avvolgenti e una coralità aedica che non smette di affascinare, per quanto nelle sue caratteristiche fondanti non subiscano chissà quali modifiche da un disco all’altro. Le tracce di “WoduridaR” presentano circolarità nelle strutture e ricorrenza di melodie che entrano ed escono dal tracciato per ammaliare l’ascoltatore, pendolando piacevolmente tra scatti di rabbia e un’irreale beatitudine, senza che ciò affievolisca l’energia insita nell’azione del gruppo. Il titolo del disco fa riferimento a un ‘Cavaliere Selvaggio’, uno dei tanti modi di definire il dio Odino e anche una descrizione sintetica del tono del lavoro, meno contemplativo dell’immediato predecessore e attraversato a tratti da una foga vecchia scuola. Come quella che scuote nell’avvio prorompente della titletrack, presto preda di allungamenti e struggenti clean vocals: oppure la marcia accelerazione dell’opener “Vilje av stål”, che riporta per lunghi secondi alle nefandezze dei primi anni ’90. Ma non debbono temere i fan della formazione, il cuore stilistico non è stato intaccato, si tratta solo di un utile ed efficace rimescolamento di ingredienti, che dona rafforzato vigore a materiale di forte potere immaginifico. Perché alla relativa semplicità delle partiture si accompagna la dote rara di toccare le profondità dell’animo umano, andando ad accordarsi a un’emozionalità antica, radicata nella parte più autentica dell’individuo. Un aggiornamento di quelle gesta che resero i Bathory leggendari e hanno oggi negli Helheim tra i portavoce più autorevoli.
In una tracklist paradossalmente uniforme – diversi input per traccia, ma in fondo gli ingredienti sono quelli dall’una all’altra – non può che spiccare la canzone più lunga e articolata, “Det kommer i bølger”, che ha il merito di far a lungo decantare lo speciale afflato melodico della formazione. Qui gli intrecci vocali si fanno particolarmente intensi e la narrazione, rigorosamente in norvegese, pare farsi persino più appassionata del consueto. Perché è proprio il fervore e l’attenzione ai dettagli – i suoni di contorno, l’effettistica offerta dalle tastiere, riempiono mirabilmente i vuoti – a fare di ogni uscita marchiata Helheim qualcosa di speciale. “WoduridaR” non fa eccezione e ci consegna una realtà in splendida forma. Piccola chicca, la bonus track per l’edizione in vinile: “Hazard”, hit pop-rock del ’92 di Richard Marx, che esce completamente dall’alveo delle normali operazioni degli Helheim, eppure non stona affatto nel contesto. La rilettura del gruppo non è stravolgente, l’atmosfera generale distesa non va nemmeno poi troppo distante dalle cose più soft originali dei Nostri, eppure risulta un modo inusuale e riuscito per concludere un gran bel disco.

 

TRACKLIST

  1. Vilje av stål
  2. Forrang for fiender
  3. WorduridaR
  4. Åndsfilosofen
  5. Ni s soli sot
  6. Litil vis madr
  7. Tankesmed
  8. Det kommer i bølger
  9. Hazard (bonus track)
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