8.0
- Band: HELLCRASH
- Durata: 00:41:23
- Disponibile dal: 24/03/23
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
Spotify:
Apple Music:
Se etichetta e copertina non dovessero bastare a chiarificare il concetto, ci pensano gli Hellcrash a mettere le cose in chiaro, vomitando il loro speed metal bestiale attraverso i nove rigurgiti che compongono “Demonic Assassinatiön”nella sua interezza.
Chi conosce le nefandezze di cui è capace il trio ligure, manifestate vigorosamente nel debut “Krvcifix Invertör”, saprà cosa attendersi da questo lavoro, mentre i nuovi avventori verranno piacevolmente carbonizzati dalle sulfuree fiammate di metal colante contenute in questo nuovo assalto, sempre nel nome del più classico ed infame verbo del metallo. L’adesione degli Hellcrash alla filosofia speed, con esternazioni anche estetiche e attitudinali oltre che musicali, è delle più ferree e tradizionaliste, stringendo ulteriormente il fuoco d’azione intorno agli upbeat costanti della batteria, alle rasoiate ritmiche della chitarra e al gorgogliare fiero di un basso importante, su cui si staglia la voce quasi familiare di Hellraiser, certamente il più forte legame che rimane con Cronos ed i padri ispirativi Venom.
Compatti e allineati, gli Hellcrash mostrano però ormai l’adeguata padronanza per ritagliarsi il proprio spazio, acquisendo una sicurezza quasi sprezzante che si sprigiona malefica dal binomio “Volcanic Outburst”/”Okkvlthammer”, quasi una singola tirata tutta d’un fiato verso la violenza più becera, e anche dalla successiva “Satan’s Crypt”, che chiude un trittico al cardiopalma in cui si rendono manifeste le venature più black metal del terzetto, inteso necessariamente nella sua forma più primitiva ed arcaica. “Usurper Of Hell” invece, mette in mostra l’altro ineludibile grande amore degli Hellcrash, quello ovvero verso l’heavy metal, costantemente richiamato dal riffing frizzante o i break solistici più melodici di questo pezzo e di “Finit Hic Deo”, unico brano senza ‘tupa-tupa’ dove la band mostra di sapersi destreggiare anche in trame lievemente più complesse, prima di venir risucchiati dai vortici anthemici di “Serpent Skullfuck” e “Graveripper” lasciate criminalmente (o forse volontariamente) in fondo ma contenenti alcuni dei proiettili migliori selezionati dalla cartucciera del loro arsenale. Chiude la title-track, che dopo un omaggio a “Black Magic” degli Slayer, concentra nei suoi sette minuti abbondanti un ensemble dei tratti salienti del gruppo, non cedendo di un millimetro in quanto a foga ed energia.
“Demonic Assassinatiön” non va letto secondo l’ottica dell’innovazione, quanto piuttosto apprezzato per la tenacia e la dedizione con cui difende un ideale musicale forse ormai obsoleto, quando non antico per alcuni, ma capace di vivere ancora con incredibile emozione tra le note di alcuni suoi inscalfibili guerrieri, tra cui gli Hellcrash reclamano di diritto la loro posizione di rilievo.