7.5
- Band: HELLCRASH
- Durata: 00:47:52
- Disponibile dal: 27/08/2021
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
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Dopo una decina di anni passati a scandagliare i luridi recessi dell’underground italiano con un paio di demo ed uno split, arriva il momento per i liguri Hellcrash di polarizzare la loro esperienza in un debutto vero e proprio, concretizzatosi in “Krvcifix Invertör” ed edito dalla valida Dying Victims Productions, una sicurezza quando si tratta di dannato metal old-school. Un rapido sguardo alla cover del disco e siamo nuovamente catapultati nell’immaginario malvagio degli Slayer di “Show No Mercy”, sorta di Sacra Scrittura per il terzetto italiano anche in materia di suoni ed ispirazione compositiva. La sfrontatezza del primo thrash metal ruggisce potente nelle casse sin dal principio di “War Against Christ”, brano apripista votato al macello più becero, mischiandosi alle efferate attitudini del punk più veloce della titletrack e dello speed a rotta di collo di “Evil Executioner”, in un impasto maligno che non fa appunto distinzioni di genere e mischia il meglio di questi settori secondo una concezione primordiale, recuperata fedelmente dagli Hellcrash e rinnovata secondo un insieme di pezzi dalla grande potenza espressiva. Brani più corposi come “Hordes Of Satan” e “Into The Necropolis” mettono infatti in evidenza la capacità di creare strutture pur sempre molto dirette, dal marcatissimo sapore heavy metal, ma con validi cambi di atmosfere e di tempi che aggiungono carattere alla proposta apparentemente statica delle prime canzoni. La seconda parte del disco conferma le impressioni finali del lato A del vinile, con alcune delle canzoni più lunghe dell’intero lotto e con alcuni dei migliori affondi corrispondenti a “Satanic Heresy” e “Alcoholic Brigade”, veri e propri inni al Demonio e potenti anthem metal dalla sicura presa magnetica in sede live. La primigenia ispirazione dei Venom rivive quasi incredibilmente nella voce e nei testi di Hellraiser, ma è tutto quello scenario immondo di band interessate alla velocità, al metal ed alla fiamma oscura dei primi tempi ad incendiarsi come benzina tra le note di “Krvcifix Invertör”, secondo una ispirazione che non sembra essersi affatto affievolita nemmeno a distanza di quasi mezzo secolo dai suoi primi, devastanti vagiti. La terra trema sotto i piedi degli Hellcrash, pronta a divorarli all’interno di una terribile voragine infernale e fare di loro i cantori di blasfemie e deturpazioni religiose del peggior tipo, sempre e comunque nel nome dell’heavy metal più feroce e malsano possibile. Che se ne apprezzi il lato più sgraziato dei momenti veloci, o quello più curato dei più lunghi, il debutto degli Hellcrash offre razioni abbondanti di metal alla vecchia maniera per tutti coloro ancora affamati di queste sonorità, segnalandosi ormai come una realtà di tutto rispetto da tenere sotto occhio nei suoi prossimi, temibili passi.