7.5
- Band: HELLLIGHT
- Durata: 01:13:53
- Disponibile dal: 25/06/2021
- Etichetta:
- Solitude Prod.
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Il funeral doom è un genere di nicchia e in cui non sono ammesse molte variazioni sul tema; per questo motivo non è facile, per un recensore, spiegare l’evoluzione o mettere in risalto le qualità di una band che suona questo tipo di musica da ormai venticinque anni. E gli HellLight rientrano sicuramente in questa categoria: la loro carriera è lunga e prestigiosa, essendo nati addirittura nel lontano 1996, con una dedizione alla causa di certo non comune (tanto che il loro secondo disco si chiama proprio “Funeral Doom”) ed un successo che non è neanche lontanamente proporzionale agli sforzi profusi. Eppure, in questo loro percorso di estrema coerenza sonora e tematica, ogni nuova uscita rappresenta qualcosa di interessante, pur non presentando clamorose sorprese e stravolgimenti eclatanti, a dimostrazione del fatto che non sia necessario essere originali per pubblicare un buon disco; e “Until The Silence Embraces” un buon disco lo è a tutti gli effetti, anche qualcosa di più, con tutti i pregi ed i difetti imposti dal genere, che spesso tra l’altro coincidono: i settantatré minuti di quest’album, infatti, sono sfiancanti e disperati, ma non è proprio questo che chi ascolta funeral doom va cercando? Un magma oscuro di rassegnazione ed angoscia che scorre con una lentezza esasperante: i pesanti riff di chitarra si rincorrono spesso sovrapposti alle tastiere; la voce passa da un growl profondo e cavernoso ad un cantato pulito che in alcuni momenti è quasi un sussurro; la sezione ritmica lavora a velocità ridotta, esasperando ulteriormente le grevi atmosfere. Questa intransigenza, per cui potremmo citare gli Esoteric come termine di paragone, è spesso stemperata da momenti in cui filtra uno spiraglio di luce, con aperture che suonano invece alla Swallow The Sun e da anche qualche puntata nel doom classico, non lontano dai Solitude Aeternus. Un brano in cui si raggiunge un perfetto equilibrio tra buio e luce è sicuramente “The Dead Moment”, caratterizzato da chitarre acustiche e melodici assoli, mentre in pezzi come “Dying Sun” o “The Ephemeral Auroras” è l’oscurità a prevalere.
Nel complesso, un’opera che colpisce nel segno, un ascolto che opprime e porta sofferenza ma, una volta intrapreso questo viaggio, è impossibile non sentire l’esigenza di arrivare sino in fondo.