7.0
- Band: HELLTRAIN
- Durata: 00:41:33
- Disponibile dal: 18/10/2004
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Per la serie “mai fidarsi del proprio intuito musicale dopo solo un paio di ascolti”, motto che cozza rumorosamente contro quello che recita “la prima impressione è sempre quella giusta”, ecco giungere alla nostra attenzione il debutto degli svedesi Helltrain: con un monicker di siffatta natura, un titolo quale “Route 666” ed una cover che rimanda direttamente ad un metallo stretto parente di street-rock e sonorità “caciarone”, che diamine ci si doveva aspettare dal terzetto in questione, se non un disco adrenalinico e al fulmicotone? Gli Helltrain, a detta loro, suonano punk-ass rot’n’roll, ovvero un miscuglio marcio ed infernale di punk e rock’n’roll, prodotto con suoni modernissimi (Dug-Out Studios), chitarroni fluidi e rocciosi, e guidato per mano dal vocione death di Pierre Tornqvist (anche bassista), tagliente come pochi. Il Treno dell’Inferno, grazie alla buona partenza dell’opener e title-track, decolla verticalmente in breve tempo e non si ferma più, per un totale di undici brani praticamente identici: il drumming di Oskar Karlsson è a dir poco statico – passaggi elementari e da prima classe di Scuola della Batteria – ma ciò, nonostante in prima battuta risulti quasi irritante, dona al disco una monoliticità ed un senso di pesantezza davvero coinvolgenti; dopo due ascolti, come si diceva sopra, si rischia di archiviare il platter come noioso e ripetitivo, con poche speranze di farsi re-inserire nel lettore CD…ma invece… Invece, come per incanto, giunti all’altezza del terzo ascolto della quinta traccia, “Polizei”, la nebbia si dirada, la testa comincia ad annuire senza freni e le chiappe si smuovono pian piano dalla loro apatia: davvero un brano capace di caricare a pallettoni anche il più depresso di noi! E quindi, da quell’istante in poi, attraverso leggeri rallentamenti (“Sleepless” e “Helltrain”, quest’ultima dotata anche di un accattivante incipit “da ballad”) e colate fumanti d’energia pura (tutte le altre, con menzione particolare per “Afterglow”, “Kingsize” e “Rat Pack”), si scopre di divertirsi un mondo, durante l’ascolto di “Route 666”, un lavoro che scarica tensione, mette di buon umore e fa riconciliare, il tutto senza porsi troppi problemi di facciata! Un album zeppo di assoli e riff allo stesso tempo veloci, groovy e melodici, alternati ogni tanto a qualche azzeccato intervento di tastiere; una band che sembra nata da una sulfurea jamming-session tra membri di Gluecifer ed In Flames, con in più un’irriverente attitudine punk. Proprio bravi!