6.5
- Band: HELLWITCH
- Durata: 00:41:11
- Disponibile dal: 02/06/2023
- Etichetta:
- Listenable Records
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Nome di culto per l’underground estremo, gli Hellwitch appartengono a una dimensione spazio-temporale ben definibile, dalla quale non sono praticamente mai usciti, complici anche un’attività rada e a singhiozzo che li ha di fatto fermati, stilisticamente, a quanto offerto nei primi anni di attività. Il loro primo album, datato 1990, è un classico minore del thrash-death metal a stelle e strisce, “Syzygial Miscreancy”. Un concentrato di chitarre e ritmiche asprissime, spigolose, convoglianti i tratti più facinorosi e ruvidi del thrash alla allora nascente corrente death metal, per un risultato finale non lontano da Sadus, Blessed Death, Morbid Saint, Atheist e Demolition Hammer. Un gruppo di precursori, quindi, cui la sorte ha negato almeno finora una rinomanza più ampia in una scena fattasi in seguito più ricettiva e famelica per certe sonorità. L’approccio old school, seppur velato di tecnicismi nel frizzante, seppur sempre acuminato e ostile, lavoro chitarristico, è proseguito anche in “Omnipotent” del 2009 e si protrae tutt’ora, pressoché inalterato nelle forme e nella sostanza, nel qui presente “Annihilation Intercention”. La line-up del terzetto è per due terzi quella che ha forgiato la storia della band, dato che a voce e chitarra troviamo Pat Ranieri e la sua acidissima vocalità e alla seconda chitarra J.P. Brown, con lui da circa metà degli anni ’90. Più recente il contributo del batterista Brian Wilson, della partita dal 2015.
Si tratta in ogni caso di un manipolo di musicisti poco interessati alle derive recenti del settore e con in testa un’idea di metal molto tradizionalista, che non si discosta di una virgola da quella messa in atto con i precedenti capitoli discografici degli Hellwitch. Chi ha assaporato con gusto i primi due dischi e gli sporadici EP pubblicati nel corso degli anni saprà esattamente cosa attendersi. Per tutti gli altri, ci potrà essere una più o meno gradita rinfrescata di suoni entusiasticamente brutali, dal tocco ruspante e un po’ naif, seppure affrontati con rigore, impeto e una perizia strumentale non certo pressapochista.
Galoppano intrepidi verso gli inferi, con un sorriso sardonico dipinto in volto, gli Hellwitch, compiendo un assalto sregolato, all’arma bianca, ostentando verve e sentimento nelle digressioni di chitarra solista, maneggiate con il medesimo piglio istrionico che potevano avere oltre trent’anni fa. L’etichetta di thrash-death metal band vale ancora oggi per il gruppo, sebbene nell’attualità quanto suonato dagli Hellwitch appartenga più al primo genere che al secondo, portando in dote del death metal più che altro la rapidità delle ritmiche e alcune sfumature chitarristiche. “Annihilation Intercention” è album che attira su di sé un innegabile moto di simpatia e nostalgia per un modo di concepire il metal estremo molto datato, seppur frequentato abbondantemente, nei tempi odierni, da formazioni più o meno valide. Non dispiace affatto, dell’insieme, la trucida pazzia delle evoluzioni chitarristiche, da sempre fiore all’occhiello degli Hellwitch. Inoltre, da un punto di vista strettamente personale, le modulazioni vocali tra urla rancorose, borbottii disordinati e acuti insensati scatena un certo fanciullismo metallaro nell’ascoltatore, che risulta assolutamente gradito. Il primo approccio con questa terza fatica degli americani, quindi, è abbastanza positivo. Tuttavia, già entrando nel cuore della tracklist, non possiamo non accorgerci di qualche smagliatura, ascrivibile più che altro alla limitatezza di soluzioni della band e a una generale propensione a ripetersi e non offrire chissà quali cambiamenti da un brano all’altro. Furibonde, maligne, energiche e tese allo spasimo, le composizioni della band sono però abbastanza intercambiabili l’una con l’altra, facendo poco per distinguersi l’una dall’altra e mostrando qua e là fasi di stanca, collocabili spesso quando le velocità diminuiscono e dovrebbe farsi strada un minimo di ragionamento. Il discorso funziona discretamente quando c’è da mettere sul piatto l’impulsività solista e caricare a testa bassa, quando si prova ad essere lievemente più musicali e si viaggia su tempi medi, escono fuori i limiti del trio. I fan storici della band e tutti quelli che gradiscono il thrash-death nella sua formulazione più schietta e poco evoluta avranno comunque di che divertirsi con anthem come “Megalopalypytic Confine” o “At Rest”. Tutti gli altri potranno comunque trovare in “Annihilation Intercention” un extreme metal onesto, sincero, comunque gradevole ma senza quelle vette qualitative che altre realtà hanno regalato in anni recenti nel filone del thrash-death metal più violento e old school.