6.5
- Band: HELLYEAH
- Durata: 00:45:13
- Disponibile dal: 17/07/2012
- Etichetta:
- Eleven Seven Music
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Con Anselmo e Rex impegnati su altri lidi musicali, tocca a Vinnie Paul portare avanti la ‘Pantera legacy’, ovviamente con il terzo capitolo della saga Hellyeah. Sin dal primo ascolto appare evidente, purtroppo, come i passi avanti espressi in “Stampede” rispetto al debutto siano assenti in questo “Band Of Brothers”, a tutti gli effetti un album che vive esclusivamente del suono perseguito, con tutti i vecchi trucchi a contorno. Ogni buon texano deve alternare whiskey a tequila, o una costoletta ad un taco: allo stesso modo, una band non può tirare avanti esclusivamente con chitarroni groove abbinati ad una batteria ‘Big Vinnie Style’ (a proposito, Vinnie suona ancora come se fosse il 1990!). Non c’è una “Cowboy Way”, una “Hell Of A Time” o una “Better Man”, così alla traccia 5 il truck è già a corto di benzina. Sembra quasi che Chad Grey e Greg Tribbett siano perseguitati dalla maledizione dei Mudvayne (gruppo che non riuscì a ripetere i fasti degli esordi spegnendosi lentamente nonostante gli sforzi), così sentiamo riff ed intuizioni spegnersi in canzoni semplicemente banali, male assemblate, formalmente corrette ma senz’anima (“Bigger God”, “Call It Like I See It”, “Why Does It Always”). Grazie a “War In Me”, “Band Of Brothers”, “Drink Drank Drunk” e poco altro non si rasentano le bassezze compiute col nome Damageplan, ma è magra consolazione per i Cowboys From Hell sparsi in giro per il globo. Adoriamo l’attitudine ‘It’s Dallas baby!’ con le dita ad imitare una pistola, ma non è sufficiente, e dopo ripetuti ascolti siamo costretti a dichiarare “Band Of Brothers” un mezzo passo falso. Speriamo dal vivo si portino dietro il meglio di questo terzo capitolo per una setlist da headliner di tutto rispetto!