7.0
- Band: HELLYEAH
- Durata: 00:41:36
- Disponibile dal: 13/07/2010
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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Da semplice supergruppo, coi riflettori puntati per la partecipazione del celeberrimo Vinnie Paul, gli Hellyeah hanno saputo ritagliarsi le attenzioni di molti, anche con un debutto lontano dall’eccellenza come l’omonimo album del 2007. La banda si riunisce nel 2010: tra cappelli da trucker e da cowboy sembra di chiudere gli occhi ed assistere ad un immaginario barbecue dove membri di Pantera, Damageplan, Mudvayne e Nothingface si ammazzano di birra e costolette in un trailer park dove zio Jesse e Walker Texas ranger danno il benvenuto agli amici di vecchia data Jack Daniels e Jim Bean, fissando il fondoschiena di Joy, l’ex moglie di Earl. E’ proprio l’attitudine da "badass" sudista la chiave del successo di questo secondo capitolo, che risulta decisamente più omogeneo, organico e scorrevole rispetto all’esordio. Niente di più che metal sotto bandiera confederata, condito da alcool, machismo e parecchio groove: lo dimostrano le prime quattro tracce ("Cowboy Way", "Debt That All Men Pay", "Hell Of A Time" e "Stampede"), buone canzoni che non indugiano nemmeno sul drumming della star del gruppo o sulla voce nasale di Gray, non fanno il verso a nessuno dei gruppi da cui provengono i musicisti e non sono infarciti di solos o partiture intricate (che sicuramente possono essere sostenute a livello tecnico), nella loro efficacia mirano solamente a creare l’atmosfera spaccona a cui l’intero progetto è debitore, come due corna di toro sul cofano al posto di un motore tirato a lucido. Ci sono singoli di facile presa ("Hell Of A Time", "Cowboy Way"), c’è una ballad ("Better Man") e pure l’obbligatoria dedica ad una stripper (l’uptempo "Pole Rider") in una raccolta davvero facile da ascoltare ma anche da gradire, soprattutto a volume elevato e con la giusta predisposizione. Adatto soprattutto a coloro che hanno pagato la fibbia da cowboy più dei pantaloni sdruciti che indossano…