HELMS ALEE – Weatherhead

Pubblicato il 31/07/2011 da
voto
7.0
  • Band: HELMS ALEE
  • Durata: 00:49:10
  • Disponibile dal: 21/06/2011
  • Etichetta:
  • Hydra Head
  • Distributore: Goodfellas

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Band molto particolare, gli Helms Alee. La loro proposta fatta di indie-rock, freak-folk, psichedelia e sludge metal non è certo qualcosa che si incontra dietro ogni angolo. La loro musica sembra sospesa in aria e in perenne fluttuazione. Sempre schiva e timida in lontananza ma evidentemente imponente e maestosa. Solo che, come un miraggio, tiene sempre le distanze dall’ascoltatore e non si fa mai afferrare completamente, vorticosa, possente e spossante quando serve, ma sempre delicatissima e avvolgente. Il trio, composto per due terzi da donnne, e forse proprio per questo dotato di una sorta di marcia in più sotto il lato del fascino e della preziosità, è giunto al secondo full-length (dopo l’ottimo debutto “Night Terror” del 2008) sotto la sapiente ala della HydraHead di Aaron Turner, il quale ha sempre coccolato il trio quasi come un piccolo segreto custodendolo gelosamente, e non a torto effettivamente. “Weatherhead” è un lavoro che sembra quasi “antropologico” nella sua dimostrazione ancestrale del dualismo uomo-donna, e delle relazioni e delle forze magnetiche che possono intercorrere in questa relazione vecchia quanto il mondo. Il barbuto e nerboruto cantante/chitarrista Ben Verellen (una volta chitarrista dei distruttivi Harkonen), urla a squarciagola e torce la sua chitarra in un catenaccio di riffoni ribassati e crusteggianti di inequivocabile discendenza Melvinsiana. In certi passaggi in cui le voci urlano a crepacuore e in cui i tempi si fanno più serrati, sembra quasi di sentire una versione minimale e sognante dei Mastodon degli esordi. Altri passaggi montagnosi e rocciosi ricordano appunto i Melvins di metà carriera – quelli un po’ più grunge – o i Torche, ma l’intera formula come detto in apertura è volatile e sfuggente e non si fa afferrare facilmente. La bassista Hozoji Margullis e la batterista Dana James, che con le loro linee vocali da fate post-punk spesso si intrecciano entrambe con Verellen nei suoi tormenti vocali, sono vere fautrici di questa ambiguità musicale che permea la musica degli Helms Alee. Le voci delle due rocker sono suadenti e angeliche come se fossero l’una l’alba e l’altra il tramonto, e la voce bellicosa di Verellen la notte dispeata persa a metà strada. La musica segue il medesimo ambiguo dualismo, accumulandosi prima su montagne di riff accatastati come monoliti di roccia e polverizzandosi poi in lisergiche radure pop piene di colori, melodie oniriche e delicatissime e arpeggi folk e blues di una bellezza, a tratti, da brividi. Purtroppo il metallaro intransigente che si nutre solo di blastbeat, assoli ed inni a satana qui troverà “solo” una delicatezza aliena e incomprensibile per il metal. Chi invece è curioso e ama musica pesante dotata di una sensibilità e di un intimismo sopraffino, che raramente se non mai fa capolino nella musica heavy, con questo nuovo album degli Helms Alee rimarrà piacevolmente sorpreso.

TRACKLIST

  1. *
  2. Elbow Grease
  3. 8/16
  4. Music Box
  5. Pretty As Pie
  6. Anemone Of The Wound
  7. Mad Mouth
  8. Epic Adventure Through The Wood
  9. Speed Sk8r
  10. Pig Pile
  11. Revel!
  12. Ripper No Lube
  13. Born In Fiberglass
  14. Weatherhead
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