
7.5
- Band: HELVITNIR
- Durata: 00:42:27
- Disponibile dal: 14/03/2025
- Etichetta:
- Dusktone
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Dalla patria del black metal arriva una nuova realtà devastante, una super formazione in cui milita anche chi ha fatto la storia di questo genere musicale: parliamo degli Helvitnir, formatisi soltanto due anni fa, i quali possono vantare già un EP “Helborn”, uscito nel 2024, e arrivati ora al debutto su lunga distanza intitolato “Wolves Of The Underworld”.
Dicevamo della formazione: alla batteria c’è Hellhammer dei Mayhem, alle chitarre troviamo Ihizahg (ex Perished) e Bjarkan (Myronath ed ex Ragnarok), infine Hellcommander Vargblod alla voce e basso (pure lui Myronath ed ex Ragnarok).
Ad onor del vero, il loro primo EP non aveva impressionato molto, sia per la qualità dei suoni che per i contenuti; il nuovo full-length, invece, è di tutt’altra pasta: la registrazione è una rasoiata di vento gelido, la batteria è devastante e non poteva essere diversamente considerando chi c’è dietro alle pelli. Il basso riesce ad emergere spesso con un suono bello metallico, mentre a seminare morte e distruzione ci pensa la coppia di chitarre, il tutto coadiuvato da una pulizia dei suoni buona, capace di rendere la produzione cristallina, ma al contempo abrasiva e potente.
Altro punto di forza di questa release black metal è la sua intensità: la band infatti non cede di un centimetro durante tutta la durata dell’album, marciando a ritmi molto serrati dal primo all’ultimo minuto. L’effetto sonoro veloce ed incessante simile ad una tormenta di neve fa accostare la band ai vecchi Immortal, mentre lo stile si avvicina di più a Marduk/Dark Funeral e a qualcosina dei Mayhem e dei Ragnarok.
Le tonnellate di riff black metal vengono vomitate alla velocità della luce, si incrociano, si alternano e si riuniscono per creare un muro sonoro davvero notevole. Di base le chitarre creano una feroce melodia, mai marcatamente esagerata però, forse una via di mezzo proprio tra il senso della ‘melodia’ dei Dark Funeral e quello dei Marduk. Per la loro violenza notevole, i primi tre brani dell’album costituiscono un trittico davvero superbo ed interessante, fatto di ottime intuizioni stilistiche ed ammantato di una atmosfera maestosa che lascia presagire una fine del mondo imminente. Un brano come “Odinsbane”, invece, riesce a trasmettere una sensazione ipnotica e misteriosa pur non rinunciando alla brutalità.
Ovviamente sull’originalità della proposta – sempre che la si voglia ricercare – bisogna ancora lavorare parecchio, ma di certo gli Helvitnir hanno dimostrato una buona dose di personalità (basti ascoltare l’omonima canzone) su questo debutto. Violenza, brutalità, bellezza e maestosità: se il black metal è tutte queste cose messe assieme allora gli Helvitnir ne hanno colto il senso con il loro “Wolves Of The Underworld”.
Non ci sono dei brani che si elevano particolarmente rispetto agli altri: questo album è come un branco di lupi, è la loro unione a decretarne la forza. Anche suonare sempre lo stesso black metal già sentito e risentito può essere una scelta valida se, come in questo caso, alla violenza ci si aggiunge una buona dose di qualità e di attitudine.