7.0
- Band: ANTEDILUVIAN , HERESIARCH
- Durata: 00:21:46
- Disponibile dal: 31/07/2020
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
Spotify:
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Uno split che sembra provenire direttamente da un campo di battaglia, questo “Defleshing the Serpent Infinity”. Gli Heresiarch sono da tempo maestri nel riuscire a evocare un panorama devastato da crateri e trincee sconvolte da esplosioni: con i primi due brani di questa opera collaborativa, il gruppo neozelandese spara a zero con inusitata violenza, esaltando quel ‘war’ death-black metal per cui è famigerato e ribadendo la volontà di ancorarsi ad una musica che, se da un lato spesso sembra avvilupparsi su sé stessa, dall’altro è magistrale nel sapere offrire puntualmente un punto di appoggio, sotto forma di un riff più orecchiabile o di un rallentamento marziale capace di legarsi perfettamente all’atmosfera guerresca cara alla band. Gli Heresiarch continuano insomma a mantenere una loro identità in un panorama dove spesso i gruppi paiono semplicemente giocare a chi è più caotico: persino “No Sanctuary”, traccia ambient posta alla fine del loro ‘lato’, trova il modo di lasciare il segno con un mix di inquietudine e di epicità sommessa in grado di ispirare quel senso di desolazione percepibile alla fine di un acceso scontro bellico.
Più slabbrato e claustrofobico – come prevedibile – il sound degli Antediluvian, i quali, come sempre, danno l’impressione di stare suonando in apnea in una vasca di droni mefitici. I canadesi continuano a fondere una distante base old school death metal con frammenti di mera destrutturazione del suono e una sorta di raga percussivo impregnato di deliri ambient e psichedelia decadente. Le linee vocali sono delle declamazioni deliranti e ciò che la band allestisce pare sempre condurre verso un abisso incolmabile. Quella degli Antediluvian è sovente musica votata all’autodissoluzione, dove il radicalismo dei Portal viene spesso portato all’estremo o mescolato a soluzioni ancora più allucinate. Difficile seguire il gruppo in questo labirinto, tuttavia regolarmente ci si imbatte in delle sfumature in cui il trio dà prova di essere una fuoriclasse per l’emozione deviata che riesce a trasmettere con la propria interpretazione. La loro metà consta di un episodio ‘metal’ e di uno di matrice ambient, a ricalcare lo sviluppo del ‘lato’ degli Heresiarch: il prodotto, come accennato, non è per tutti i palati, ma l’espressione artistica dei canadesi anche questa volta emerge in modo coerente.
Anche se la durata risicata lascia inevitabilmente un po’ di amaro in bocca, “Defleshing the Serpent Infinity” risulta dunque un gradito ritorno sia per gli Heresiarch che per gli Antediluvian: un lavoro che accerta lo spessore di entrambe le formazioni e che ne sottolinea l’importanza per chi si era scordato di loro.