8.0
- Band: HERESIARCH
- Durata: 00:40:50
- Disponibile dal: 07/07/2017
- Etichetta:
- Dark Descent
- Distributore: Audioglobe
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Se ci fosse un curriculum musicale degli Heresiarch che fosse leggibile da tutti, ci potremmo trovare alla voce ‘ascolti significativi’ i nomi di Blasphemy, Conqueror e Revenge, così come quello dei pilastri Bolt Thrower e quelli dei connazionali Diocletian e Witchrist, con i quali i Nostri hanno peraltro condiviso più di un musicista in passato. Bene o male, tutti i protagonisti appena citati si ritrovano nelle trame architettate dal gruppo: ingredienti conosciuti e apprezzati da chi vede certo metal estremo come solo generatore di collera e intensità inesorabili. Sebbene mai ci fosse risultato sgradevole l’ascolto di uno dei loro primi EP, stavamo attendendo il giorno in cui gli Heresiarch avrebbero sfornato l’opera della maturità, un disco finalmente in grado di elevarli a qualcosa di più di una delle tante war metal band provenienti dal fumante calderone australiano/neozelandese. Vista la carriera ormai decennale, che i ragazzi non siano più soltanto i cugini dei Diocletian è evidente; non era scontato, invece, che la loro musica potesse acquistare la profondità che qui dimostra. Parlare degli Heresiarch, oggi, significa parlare di uno dei gruppi più efficaci e risoluti della scena oceanica; una formazione che sta lasciando da parte la tendenza a spingere il piede sull’acceleratore solo per il gusto di farlo e a velocizzare i riff un po’ a casaccio, a favore di soluzioni più ragionate e suggestive. I brani di “Death Ordinance” possiedono senza dubbio il grande dono della sintesi, ma anche la capacità di comunicare molto con motivi scarni eppure ispirati e sentiti; la batteria dette spesso tempi marziali, qua e là si fa largo una notevole componente doom e un tocco melodico apertamente battagliero inizia a caratterizzare le composizioni. Episodi come “Storming upon Knaves” o “Ruination” sono vigorose lezioni di songwriting impartite da una realtà che sta prendendo le distanze dalla cacofonia spesso scialba di alcuni colleghi del mondo war metal (o di quell’ibrido death-black-thrash associabile alla scuola Nuclear War Now), per abbracciare orizzonti sonori più espressivi. Tracce di ben sette minuti come “Iron Harvest” e “Desert of Ash”, tanto crude quanto solenni, sono poi il segno che i tempi stanno cambiando per la band, che ora sa bene quali onde cavalcare per stupirci. Nel complesso, pur mantenendo un ritmo particolarmente serrato, “Death Ordinance” mette in mostra una apprezzabilissima cura per i dettagli e un’emotività mai così pronunciata. Lì dove prima imperavano muri sonori impenetrabili, ora a volte dialogano riff dall’incedere più dinamico e veri e propri slanci di sofferta epicità. Il disco fa insomma salire notevolmente le quotazioni degli Heresiarch e rappresenta un punto più che mai solido da cui ripartire per ulteriori spedizioni punitive. Avanti così.