8.0
- Band: HERESIARCH
- Durata: 00:41:28
- Disponibile dal: 12/04/2024
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
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Ancora l’Oceania epicentro del cosiddetto war metal. Questa volta grazie al ritorno degli Heresiarch, a un paio d’anni da un riuscito split con gli Antediluvian e a ben sette dalla pubblicazione del devastante debut album “Death Ordinance”.
Nel turbine caotico di questa particolare forma di death-black metal estremo, poche realtà emergono con la stessa furia e potenza degli Heresiarch. Originario della Nuove Zelanda, il quartetto si erge come un’entità collerica e risoluta, conduttrice di un sound che, come da tradizione, evoca immagini di guerra e distruzione.
Rispetto a varie altre formazioni impegnate in questo filone, il gruppo tende tuttavia a risultare un filo più imprevedibile, affidandosi a strutture irregolari che riescono a dare spazio sia ai soliti passaggi furenti, sia a midtempo dove le atmosfere prendono una piega più torbida, lasciando talvolta intravedere persino una vaga idea di pathos.
Se le fondamenta della musica degli Heresiarch sono insomma gettate su un terreno di discordia e disperazione, mai troppo dissimile dall’operato dei colleghi Diocletian, sono i piccoli dettagli e i cosiddetti ‘ricami’ a fare la differenza, con trame più ragionate e dei finali a sfumare, con tanto di dolenti influssi death-doom, che di tanto in tanto concedono respiro a band e ascoltatore, elevando al tempo stesso la personalità della proposta.
Se “Death Ordinance” spingeva molto su un mood marziale, con canzoni che sembravano campi di battaglia sonori, dove le melodie venivano sostituite dal clangore di armi e armature che si scontrano e i ritmi apparivano spesso come il rullare incessante dei tamburi di guerra, il nuovo “Edifice” opta per un’atmosfera più notturna, dilatando i (rari) momenti melodici e affiancando a quel perenne senso di urgenza e di violenza anche una punta di mistero. Quello che comunemente viene definito un sound che non conosce compromessi né tregue, arriva quindi in qualche caso ad aprirsi a un incedere leggermente meno claustrofobico del solito, portando l’ascoltatore a contemplare alcune architetture sonore, prima di trascinarlo ancora una volta in un vortice di puro caos e annichilimento.
“Edifice” si pone insomma come un’opera un po’ meno immediata del debut, sia nelle scelte stilistiche che nella scrittura nel suo complesso: le influenze della band sono quelle di sempre, ma ogni tanto vengono messe in atto delle sortite al di fuori della comfort zone che rendono lo sviluppo del disco piuttosto frastagliato, alternando assalti all’arma bianca e digressioni più fumose che sembrano quasi un’immersione nelle profondità più buie dell’animo umano.
Forse “Death Ordinance” poteva godere di maggiore spontaneità, ma questa seconda prova è di contro più ricca e completa nel suo sviluppo: in particolare in pezzi come “A World Lit Only By Fire” o “Militate Pyrrhic Collapse” le due anime della formazione, quella più oltranzista e quella tenebrosa, vengono unite brillantemente, mostrando un’espressività meno imbrigliata e facendo emergere un bellicoso grido di sfida che va ben oltre il rabbioso screaming del frontman NH (in questo periodo protagonista anche dell’acclamato ritorno dei Verberis) e che appaga e gratifica tanto la mente quanto le nostre mani chiuse a pugno.