6.0
- Band: HEXEN
- Durata: 00:53:06
- Disponibile dal: 28/05/2012
- Etichetta:
- Pulverised Records
- Distributore: Masterpiece
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Con questo “Being And Nothingness” gli statunitensi Hexen giungono al secondo full length in carriera, che arriva dopo una serie infinita di demo e a ben quattro anni di distanza dal debutto “State Of Insurgency”, che aveva positivamente colpito a suo tempo. I Nostri, già dall’intro, non tentano nemmeno di nascondere le proprie carte, puntando tutto su di un thrash piuttosto tecnico e vagamente progressivo, ma che al proprio interno ha anche dei grandi spunti melodici, che avvicinano i losangelini agli Annihilator di inizio carriera e – in subordine – ai Megadeth. Sebbene i numi tutelari del quartetto siano di cotanta importanza, in nessun momento di “Beng And Nothingness” vengono raggiunte quelle vette di intensità che hanno caratterizzato le band sopra citate. Anzi, forse per la troppa voglia di strafare, forse per una ricerca dell’hype a tratti troppo forzata, forse anche per una volontà di non volere ricalcare stilemi troppo classici finendo per avvicinarsi ad entità particolari quali Mekong Delta e Tourniquet, fatto sta che questo full length finisce presto per annoiare, in virtù di un songwriting troppo forzato e che sfrutta male il potenziale melodico, il quale resta largamente inespresso. Largo spazio invece a strutture piuttosto complesse ed arzigogolate, che però finiscono per differire tra loro soltanto per le differenti scelte di ritmo. Il chitarrismo piuttosto pulitino di Ronny Dorrian e Artak Tavaratsyan si concede qualche svolazzo solistico finanche pregevole, memore sia di Jeff Waters che – nei momenti più funambolici – dei Cacophony, ma in fase ritmica e di costruzione risulta troppo debole e derivativo per colpire nel segno. Le vocals di Andre Hartoonian sfuggono le hooklines tipiche del genere, rifugiandosi in tonalità basse al limite del semi growling che perlomeno contribuiscono a rendere il tutto più coeso e pesante. Non vi sono brani che restino realmente impressi nella memoria, tutto pare perfettamente coeso ma privo di picchi che ne renderebbero l’ascolto più fluido ed emozionale. Album per thrasher evoluti che però, in quanto tali, dovrebbero pretendere più di quanto i pur volenterosi Hexen riescano ad offrire loro.
