HEXVESSEL – Kindred

Pubblicato il 23/04/2020 da
voto
7.5
  • Band: HEXVESSEL
  • Durata: 38:40
  • Disponibile dal: 17/04/2020
  • Etichetta:
  • Svart Records
  • Distributore: Audioglobe

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Ancora una volta gli Hexvessel cambiano pista d’atterraggio. La band di Mat McNerney si ricorda improvvisamente dei King Crimson e abbandona i territori più californiani dell’ultimo “All Tree” per ritrovare anche le proprie radici, in direzione del primo “No Holier Temple”. Di ritorno con la Svart Records, infatti, gli Hexvessel, seppur più progressivi e settantiani di sempre, ritornano ad abbracciare le tonalità più silvestri che li avevano identificati come ‘il progetto folk-finnico di Kvohst’.
La partenza del disco è sicuramente spiazzante, proprio perché sembra si vogliano toccare le esatte corde di reminiscenza psichedelica settantiana progressiva, buca pericolosa in cui già Åkerfeldt e i suoi Opeth sono caduti, non certamente giocando le loro carte migliori. Ma basta aspettare e si sarà ricompensati, oh fan di poca fede! Eh si, perché comunque, come ogni mastermind che si rispetta, non ci si può certo aspettare che un personaggio così si setti su coordinate stantie. Sarebbe immotivato. E probabilmente anche poco interessante. La produzione del quinto disco Hexvessel, pubblicato a poca distanza dal precedente, viene posta nelle abili mani di un personaggio, il buon John Davis, che vanta tra le sue collaborazioni Lana del Rey e Gorillaz, capace qui di rendere il tono Seventies così tornato cool di questi tempi, ma senza esagerare con le iper-compressioni, e lasciando che il folk mantenga le sue dinamiche più calde. Pezzi come “Demian” non possono non ricordare i toni Jethro Tull, iniettandoli con gli oscuri presagi sabbathiani, ma con effetti che prendono a piene mani dagli ottimi risultati di certi progetti di Jack White (Dead Weather, soprattutto). “Fire Of The Mind” (cover della stupenda canzone dei britannici Coil di John Balance e Peter Christopherson) rimembra a tutti le origini del progetto Hexvessel, folklorico e silvano, etereo, quasi magico, riuscito a resistere (quasi) incontaminato (a parte in “All Tree”); si continua con “Bog Bodies”, medesimi toni, arricchiti da alcune derive Nick Cave & Warren Ellis. che strizza anche l’occhio al Bang Bang Bar di twinpeaksiana memoria. Se i King Crimson e compagnia prog anni Settanta emergono in brani come l’opener “Billion Year Old Being”, è anche vero che certa sperimentalità sonora appare assolutamente presente, non solo nelle brevi digressioni di “Sic Luceat Lux”, ma anche nelle più psichedeliche e fumose “Kindred Moon”, forse uno degli episodi più fascinosi del disco: proprio dove i Led Zeppelin incontrano i boschi finnici e sono ancora in grado di farsi una jam con gli abitanti – fiabeschi – del posto. “Magical & Damned” è invece la ballad da singolo che ci si aspetterebbe da certi Biffy Clyro più silvestri, integrandola con l’intimità acustica di un certo Tallest Man On Earth; e sembra davvero un piacere semplice apprezzare un momento del genere sul finire del disco, intorno alla mezz’ora di musica. Soprattutto quando di post-punk (Beastmilk), musica estrema (Dødheimsgard) ed elettronica (Carpenter Brut) sembra che non ci sia nemmeno l’ombra. Molto più vicina è l’attitudine – ormai sdoganata a molti metallari estremi – à la Nergal, con cui si è condivisa la performance di “Burning Churces” nel nuovo disco di Me And That Man. McNerney rimette di nuovo sulla giusta carreggiata il suo progetto silvestre e lo tinge di ricordi settantiani, brit come le sue origini, ma uniti in un sound di sicuro charme per molti. Il poco tempo di distanza dal precedente lavoro non ha certo gravato sulla qualità del quinto – bel – lavoro targato Hexvessel.

TRACKLIST

  1. Billion Year Old Being
  2. Demian
  3. Fire of The Mind
  4. Bog Bodies
  5. Sic Luceat Lux
  6. Phaedra
  7. Family
  8. Kindred Moon
  9. Magical & Damned
  10. Joy of Sacrifice
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