HIDEOUS DIVINITY – Cobra Verde

Pubblicato il 04/11/2014 da
voto
8.0
  • Band: HIDEOUS DIVINITY
  • Durata: 00:43:38
  • Disponibile dal: 31/10/2014
  • Etichetta:
  • Unique Leader
  • Distributore: Masterpiece

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Prosegue nel migliore dei modi la carriera dei death metaller capitolini Hideous Divinity, che in questo 2014 ricco di soddisfazioni per le sonorità estreme nostrane (basti pensare ai comeback discografici di Electrocution, Haemophagus e Septycal Gorge) centrano nuovamente il bersaglio grosso con la loro seconda prova sulla lunga distanza, “Cobra Verde”. Di acqua sotto i ponti non ne è passata moltissima dal convincente esordio su Unique Leader “Obeisance Rising” – circa due anni – eppure il passo in avanti compiuto dalla band risulta essere fin dalle prime battute dei più significativi, sia in termini di quadratura del songwriting che di autorevolezza e “presa” sul pubblico. Un suono semplicemente incontenibile che, partendo dai dettami di alcuni mostri sacri statunitensi (Morbid Angel e Nile in primis), finisce per strizzare l’occhio a realtà più moderne e trasversali come Decapitated, Hour Of Penance e – perchè no – Job For A Cowboy, suonando al contempo fresco, spontaneo e mai del tutto svincolato dalla tradizione. Rispetto al succitato debut album, le strutture si sono fatte decisamente più varie e frastagliate, con diverse sezioni e sotto-passaggi per brano, ma non crediate che questo abbia influito sulla scorrevolezza dell’opera: fruibilità e spunti catchy restano i perni attorno a cui ruota l’intera tracklist, a conferma dell’innata capacità dei Nostri di imbastire vere e proprie canzoni e non “taglia e cuci” musicali come spesso avviene in certi ambiti. Aperto dalla mastodontica “In My Land I Was A Snake” – forse l’episodio più complesso mai scaturito dalla penna di Enrico Schettino e compagni – il disco si configura come un lavoro curatissimo e ricco di soluzioni vincenti, anche più del suo rinomato predecessore, destreggiandosi con scioltezza fra mid-tempo pesanti quanto macigni, stop’n’go al cardiopalma e ripartenze furiose, il tutto immerso in un’atmosfera malsana ricalcata su quella dell’omonima opera cinematografica di Werner Herzog. Insomma, chi aspettava il quintetto al varco della definitiva consacrazione non rimarrà deluso: “Cobra Verde” convince dall’inizio alla fine e, grazie anche all’impeccabile produzione del “solito” Stefano Morabito, finisce dritto dritto tra gli highlight death metal dell’anno. Impossibile non lasciarsi travolgere da questa furia.

TRACKLIST

  1. In My Land I Was A Snake
  2. The Somber Empire
  3. Cobra Verde
  4. Salt In Martyr's Tear
  5. Sinister And Demented
  6. Desolation Within
  7. Alonest Of The Alone
  8. Adjinakou
  9. The Last And Only Son (Ripping Corpse Cover)
2 commenti
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