8.0
- Band: HIDEOUS DIVINITY
- Durata: 00:51:00
- Disponibile dal: 22/03/2024
- Etichetta:
- Century Media Records
Spotify:
Apple Music:
Dopo un avvio di carriera facilmente ascrivibile alla categoria del ‘tritatutto’, con dischi intenti a rizollare il campo seminato da Hate Eternal, Morbid Angel e Nile, gli Hideous Divinity hanno iniziato a guardarsi attorno in cerca di nuovi sentieri da battere, di linguaggi espressivi che ne potessero ampliare il discorso e – di riflesso – mettere in luce le rinnovate mire artistiche.
Un’esplorazione avviata dai monolitici “Adveniens” e “Simulacrum”, nei quali la base US death metal della formazione capitolina si esponeva per la prima volta a giochi dissonanti e filigrane black metal, per un risultato finale a dir poco intenso e laborioso, e proseguita con ulteriore dimestichezza da “LV-426”, EP rilasciato in piena pandemia che, a fronte di uno snellimento delle trame e del calo di certe complicazioni, aveva saputo offrire un autocontrollo e una sensibilità notevoli, rappresentando un punto di svolta cruciale nello sviluppo del progetto.
Oggi, passati altri tre anni, possiamo dire che i ‘nuovi’ Hideous Divinity non abbiano deluso la fiducia di chi li attendeva al varco, facendo le cose come si deve per consegnare alle scene un full-length mai così ambizioso, pieno e, per i loro standard, misurato. Un compendio di tutto quanto sperimentato fin qui, filtrato da una scrittura in cui l’elemento narrativo – da sempre centrale nella proposta di Enrico Schettino e compagni, con concept puntualmente dettagliati a legare testi, musica e grafiche – veste di panni sinistri i dieci brani della raccolta, riflessione sulla figura di Nosferatu ispirata per larga parte alle pellicole di Herzog (1979) e Murnau (1922).
Da questa cornice impressionista, in cui i contrasti finiscono per svolgere un ruolo determinante, “Unextinct” si dipana in un’altalena di pieni e vuoti, di esplosioni roboanti e parentesi in cui le trame si assottigliano, si ramificano e si ricompattano come nebbia tra le sagome di un paesaggio in qualche modo familiare, denotando cura per le transizioni e personalità nella commistione delle influenze. Un suono ora lancinante e ferocissimo, incuneato in progressioni ritmiche che – di nuovo – riportano alla mente l’operato di Erik Rutan e Karl Senders, ora decadente, epico e sibillino, come se le stratificazioni e le discordanze degli ultimi Ulcerate/Deathspell Omega raggiungessero una quadra insperata con l’approccio espansivo e magniloquente dei Behemoth.
Paragoni importanti per uno stile che, nel 2024, sembra richiedere all’ascoltatore una metabolizzazione più lenta e concentrata rispetto al passato, figlia della tanta carne messa al fuoco in questi solchi e di una scrittura che, senza sposare un vero approccio avantgarde, riesce comunque a scardinare la forma canzone, deviando spesso dal tema portante attraverso una serie di rivoli che non hanno troppa fretta di ricongiungersi al flusso principale del brano (cosa evidente soprattutto nelle lunghe “The Numinous One”, “Atto quarto, the Paradox of Terror” e “Leben ohne Feuer”).
Insomma, più atmosfera e melodia, un numero inferiore di riff e una velocità non sempre improntata alla distruzione totale non fanno di “Unextinct” un’opera ‘semplice’ o accostabile a ciò che abitualmente passa per il convento modern death metal; sotto questo aspetto, gli Hideous Divinity ribadiscono di avere poco in comune con gli amici/colleghi Aborted, Benighted e Cattle Decapitation, seguendo una traiettoria frastagliata che ne rende la musica più densa e ambigua, indicata per l’ascolto in cuffia.
Una sfida, ma di quelle stimolanti, che immortala il gruppo in uno stato di forma notevole, perfettamente conscio dei propri mezzi e delle possibilità messe a disposizione dal genere.