6.5
- Band: HIGH ON FIRE
- Durata: 00:52:02
- Disponibile dal: 03/04/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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A due anni di distanza da “Snakes For The Divine”, tornano in pista gli High On Fire, gruppo che pubblicazione dopo pubblicazione ha abbandonato il sentiero sludge degli esordi per abbracciare sonorità un po’ più “commerciali”. Infatti, la band sorta dalle ceneri degli Sleep per volontà del leader Matt Pike, sostanzialmente in questo nuovo concept album (si parla di un ipotetico fratello gemello di Gesù, morto alla nascita e successivamente rinato come viaggiatore del tempo) ripropone la solfa del precedente, senza stravolgimento alcuno e, dispiace dirlo, con meno ispirazione. Infatti, sebbene non sperassimo di trovare qualche rimando ai primi oscuri lavori della loro discografia – non che non ci piaccia la mistura di thrash-stoner degli ultimi lavori, anzi! – su “De Vermis Mysteriis” sembra che il gruppo si sia limitato a fare il compitino, senza impegnarsi veramente tanto. Con i suoni praticamente immutati – della produzione si è occupato Kurt Ballou dei Converge – molto ruvidi e con il classico impatto live, con la voce di Pike aspra come una carta vetrata, gli High On Fire confezionano un prodotto che contiene buone tracce, alcune veramente valide, ma altre noiose. Ma veniamo al dettaglio: con una rullata alla “Painkiller” inizia l’album e subito “Serums of Liao” sprigiona la sua ferocia. Il brano, uno dei migliori e molto d’impatto, è trascinante anche nella parte centrale, dove il terzetto si esercita in un poderoso break. “Bloody Knuckle” prosegue sulla stessa falsariga, trascinando l’ascoltatore in un vortice thrash metal, così come la seguente “Fertile Green”, dove le urla dell’ex chitarrista degli Sleep si fanno veramente lugubri. È tempo di rallentare dopo il veloce trittico e quindi “Madness of an Architect” fa la sua comparsa. Il brano non è particolarmente ispirato così come la strumentale “Samsara”, una sorta di nenia che risulta fastidiosa. Fra le migliori segnaliamo però “King Of Days”, una canzone doom veramente ben scritta, con riff lunghi e ampi e ritmi sempre funerei. Sono presenti poi tracce molto scolastiche che non destano l’attenzione dell’ascoltatore più di tanto, per lo più concentrate nel finale di “The Vermis Mysteriis”. È il caso della title-track, ma anche di “Romulus And Remus”. In definitiva, un lavoro sullo stile delle ultime uscite High On Fire, ma con meno verve. Aleggia delusione a fine ascolto.