7.5
- Band: HIGH ON FIRE
- Durata: 00:56:52
- Disponibile dal: 05/10/2018
- Etichetta:
- eOne Music
- Distributore: Audioglobe
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Il 2018 è senza dubbio un anno intenso per Matt Pike: dopo averci consegnato un eccellente nuovo album con gli Sleep, infatti, tocca ai suoi High On Fire rimboccarsi le maniche e rimettersi in pista dopo l’ottimo “Luminiferous” del 2015.
L’ottavo album in studio del trio coincide con una data importante: quest’anno, infatti, gli High On Fire hanno raggiunto il traguardo dei vent’anni di attività, suggellati con fermezza dal nuovo “Electric Messiah”, che vede la band ancora una volta agguerrita e scalpitante, pronta a radere al suolo tutto quello che gli si para davanti. Citati molto spesso (e non a sproposito) come dei possibili eredi viventi dei Motorhead, gli High On Fire dedicano proprio a Lemmy la titletrack del nuovo disco. E’ lui, infatti, il ‘Messia Elettrico’ che aleggia in molti passaggi del disco, ma non si faccia l’errore di pensare agli High On Fire come a dei semplici epigoni. Chi li segue, infatti, conosce la miscela esplosiva proposta dai tre musicisti: sludge, doom, heavy metal, un pizzico di hardcore/punk e thrash metal si fondono ancora una volta in questo disco.
“Electric Messiah” non ci regala enormi sorprese e prosegue il suo percorso musicale esattamente da dove si era interrotto con “Luminiferous”. Se possibile, i tre alzano ancora un po’ l’asticella della pura forza bruta, picchiando come se non ci fosse un domani. La cosa appare sensata, d’altra parte: il ritorno degli Sleep ha già permesso a Pike di esplorare il suo lato più psichedelico e cosmico, lasciando agli High On Fire il compito di sporcarsi nel fango più vischioso. E non è un discorso di pura e semplice velocità: certamente non mancano delle bordate di furia incontrollata, come “Spewn From The Earth”, “Freebooter” o la già citata titletrack; ma la vera devastazione emerge preponderante in veri e propri cataclismi come “Steps Of The Ziggurat/House Of Enlil” o “Sanctioned Annihilation”, monster track da dieci minuti ciascuna, che ci guidano negli strani mondi descritti dai testi sempre al limite del delirio di Pike.
Difficile, dunque, che un estimatore degli High On Fire rimanga deluso da questa nuova pubblicazione, anche se, a voler essere esigenti, ci sembra che nel complesso “Luminiferous” fosse più a fuoco e rifinito in fase di scrittura. Nonostante questo, comunque, un lavoro di buonissima fattura e una notevole mazzata sulle gengive!