HIGH ON FIRE – Luminifereous

Pubblicato il 30/06/2015 da
voto
8.0
  • Band: HIGH ON FIRE
  • Durata: 00:53:54
  • Disponibile dal: 16/06/2015
  • Etichetta:
  • Century Media Records
  • Distributore: Universal

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Matt Pike è andato. Matt Pike è fottuto. Matt Pike sta male. Matt Pike è in riabilitazione. Alcool e droghe lo stanno distruggendo. Matt Pike è ricaduto nei vizi. Matt Pike non è più lui. Matt Pike è ritornato in riabilitazione. Nuovamente. Per la centesima volta. Matt Pike è un’ altra persona. Matt Pike ce l’ha fatta. Matt Pike è tornato a comporre musica. Negli ultimi tre, quattro anni si è sentito ogni “rumors” riguardo al leader degli High On Fire. Che poi tutte queste voci siano fondate o meno a noi non importa molto. Matt Pike è un personaggio sopra le righe, una delle ultime icone rock che pur mantenendo nell’underground la sua band e vivendo ai margini del mainstream (ed è meglio così), è riuscito a far parlare di sè grazie alla qualità della musica creata ed ha ottenuto rispetto e considerazione non solo perché è stato un componente degli Sleep. Ma anche purtroppo ultimamente per quanto riguarda la sua salute, troppe volte messa a rischio dagli abusi eccessivi che il suo corpo e la sua psiche hanno dovuto e voluto affrontare. Inesorabilmente poi si paga pegno e di pari passo anche la carriera della band ne risente. Infatti gli ultimi due album degli High On Fire hanno scontato la poca lucidità compositiva del chitarrista americano e sono risultati lavori un po’ scialbi e poco incisivi. Sembra ora che per il trio americano ci sia una sorta di rinascita spirituale ed artistica. E “Luminifereous”, loro settimo album in studio lo dimostra: le nove tracce ci presentano una band in grande forma che ritorna a scrivere e suonare con il proprio marchio di fabbrica un po’ perso per strada in “Snake for the Divine” e soprattutto in “De Vermiis Mysteriis”. Iconoclastico doom marcissimo fino al midollo che si apre alla violenza più efferata del thrash metal. Sporco e rude sludge metal. La quintessenza dell ‘heavy metal più pesante ed estremo. Già “The Black Plot”, l’opener, è una dichiarazione di guerra verso chi non ha creduto più nel nome degli High On Fire. Costruita intorno ad un riff bellico ed una ritmica schiaccia sassi che sfiora retaggi quasi hardcore porterà l’ascoltatore a creare vortici ed urgani con la testa. Gli altri tre pezzi che seguono non hanno cali di tensione e sebbene in alcuni frangenti le atmosfere si facciano meno serrate e più dilatate con parti cadenzate, risultano essere inni di devastazione sonora. Sembrerebbe che i californiani abbiano creato l’album più efferato e perverso della propria carriera e siano tornati ai tempi di “Death is the Communion” ma soprattutto di “ Blessed Black Wings”, vero capolavoro della band. Anche la produzione rende giustizia a “Luminifereous”. Un suono sporco, enorme però, che corrode i canali uditivi tanto è acido. I proverbiali mid-tempo che ne hanno contraddistinto la carriera sono presenti in “The Falconist” in maniera massiccia e, se il pezzo ammicca un po’ alle divagazioni mainstream degli ultimi Mastodon, ha allo stesso tempo un taglio epico e guerresco.”The Cave” potrebbe essere il riassunto e sintetizzare tutto il disco: in questo pezzo è presente tutta la sofferenza, il riscatto e le riflessioni di un uomo che ha attraversato e vissuto momenti bui e che musicalmente si riversano con un susseguirsi repentino di cambi d’atmosfera. Dalla disperazione alla rabbia passando per una speranza che in questi casi forse è già morta. Il pezzo più significativo dell’album che rende bene l’idea di quanto gli High On Fire si siano ritrovati e soprattutto, riabilitato o meno, quanto il buon Matt abbia ritrovato se stesso. Nella musica che ama. E quando si ritrova l’amore per la propria musica si compongono quasi dei capolavori.

TRACKLIST

  1. The Black Plot
  2. Carcosa
  3. The Sunless Years
  4. Slave the Hive
  5. The Falconist
  6. Dark Side of the Compass
  7. The Cave
  8. Luminiferous
  9. The Lethal Chamber
2 commenti
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