7.5
- Band: HIRAX
- Durata: 00:51:21
- Disponibile dal: 16/11/2009
- Etichetta:
- Selfmadegod Records
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Grosso colpo per la SelfMadeGod Records, che riesce ad accaparrarsi la licenza europea per la pubblicazione del nuovo lavoro degli storici thrash speed metaller Hirax, da sempre nome di culto della scena metal. I nostri, guidati dall’immarcescibile Katon W. de Pena, tornano sul mercato a cinque anni di distanza dal precedente full length “The New Age Of Terror” e lo fanno con una line up ancora una volta rivoluzionata. Accanto al singer stavolta troviamo le novità assolute Lance Harrison alla chitarra e Steve Harrison al basso, mentre i ruoli di lead guitarist e di batterista sono occupati dai rientranti Glenn Rogers e Jorge Iacobellis. “El Rostro De La Muerte”, come facilmente prevedibile, è una raccolta di quattordici rasoiate inferte a sangue freddo, nel più classico Hirax style: qui si respirano gli anni ottanta a pieni polmoni, si torna ai tempi eroici dei primi lavori di Slayer, Exodus, Forbidden, ma anche degli speed heroes Exciter ed Agent Steel! A livello di attitudine, nessuno può riuscire a superare Katon e la sua band, rimasta fedele a se stessa nel corso degli anni, forse anche a causa di un successo commerciale al quale i nostri non sono mai arrivati nemmeno vicino. Fatto sta che brani quali l’exodusiana “Eradicate Mankind”, dove il singer ricalca le linee vocali di Paul Baloff (membro degli stessi Hirax ad inizio carriera), la lunga ed elaborata titletrack o “Broken Neck”, già sentita in sede live, sono brani che colpiscono nel segno grazie ad un sound sanguigno e sempre dedito al thrash in maniera quasi commovente. Al di là della performance eccellente di Katon W. De Pena, vale la pena segnalare il lavoro della coppia d’asce, perfettamente affilate ed affiatate (perdonateci l’assonanza) e capaci di macinare tonnellate di riff ed assoli di prima qualità. L’unico difetto di “El Rostro De La Muerte” è l’eccessivo numero di brani presenti, alcuni dei quali giocoforza risultano inferiori agli altri: resta il fatto che, tenuto conto della portata storica della band, della qualità del materiale e – perché no? – della fantastica copertina ad opera di Ed Repka, questo degli Hirax potrebbe essere l’album dell’anno per ogni thrasher che si rispetti!