
7.5
- Band: HOCCULTA
- Durata: 00:37:57
- Disponibile dal: //1984
- Etichetta:
- A & R Productions
- Distributore: Markuee
Gli Hocculta sono una delle tante band nate sul suolo italico negli anni Ottanta che non hanno riscosso il successo meritato, sia per un cronico disinteresse del pubblico colto da esterofilia acuta, sia per la scarsezza di mezzi a disposizione per poter pubblicizzare degnamente il prodotto a livello nazionale e internazionale. Il quintetto milanese registrò nove canzoni che costituiscono l’ossatura di “Warning Games”, il quale fu il primo lavoro pubblicato dalla Discotto Metal, sotto etichetta della Discotto Records, label dedita a pubblicazioni di musica dance. La qualità complessiva di questo debut è decisamente buona e, pur risentendo chiaramente delle influenze dei gruppi più duri della N.W.O.B.H.M. come Saxon e Angelwitch e degli Scorpions più anfetaminici, va riconosciuta alla band la capacità di scrivere canzoni valide, puntellate sul guitar work aggressivo e tagliente di Luca Trabanelli e Marco Bona, i quali sfornano ritmiche e assoli di buon gusto. Nonostante “Warning Games” sia stato digitalmente rimasterizzato, non è stato intaccato il calore del sound, che pur risentendo delle ovvie imperfezioni emana un deciso fascino. Inoltre, Il booklet contiene un’interessante e dettagliata intervista al singer Massimo Lodini, qualche recensione e una foto della band. Il cuore di questo progetto inizia a battere nella stralunata tastieristica “Intro”, che sfocia dopo un minuto scarso nella violenta “We’ll Play Again”, power metal ante litteram di notevole impatto nella quale trova spazio un violento drumming poco virtuoso, ma tonante al tempo stesso, di Floriano Buratti accompagnato da incisivi guitar riff e dalla passionale interpretazione vocale di Massimo Lodini (il suo timbro vocale ricorda non poco Klaus Meine degli Scorpions). La title track è travolgente nel suo fragoroso incedere guidata dalla ritmica furiosa di Buratti e di Tony Chiarito, sorretta da tempestosi guitar riff arricchiti da violenti assoli, mentre la bellezza di “We Give The Power” risiede nella sua semplicità d’impatto grazie all’accattivante guitar riff portante che fa da preludio al refrain facilmente memorizzabile. Le tinte sinistre dell’ uptempo “Witches’Chant” concludono un lavoro certamente datato, ma imperdibile per gli amanti del genere o per chiunque sia curioso di scoprire cosa bollisse in pentola vent’anni fa in Italia…