7.0
- Band: HOLLYWOOD UNDEAD
- Durata: 00:44:20
- Disponibile dal: 12/08/2022
- Etichetta:
- BMG
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Dopo il doppio “New Empire” nel 2020 – anche se il volume due, uscito a fine anno, è passato un po’ in sordina – non ci aspettavamo così presto un ritorno degli Hollywood Undead, ma evidentemente la pausa forzata a causa della pandemia ha costretto anche i californiani a lavorare su nuovi brani, dando vita con “Hotel Kalifornia” al loro ottavo full-length. Un traguardo per certi versi inaspettato all’uscita di “Swan Songs” nel 2008, ma, anche se molte cose sono cambiate nel frattempo, è come se si chiudesse un cerchio tornando ad un approccio più ‘barricadero’, a partire dall’artwork (un parente di Andrew W.K.?) e dalle lyrics più crude del solito (dove le parole ‘guerra’ e ‘morte’ la fanno da padrone).
Rispetto ai classici anthem linkinparkiani – citiamo le più recenti “Heart Of A Champion” e “California Dreaming”, per non parlare delle più datate “Been To Hell” o “We Are” – manca il classico colpo del KO: la voce pulita di Danny ‘faccia d’angelo’ Murillo è sempre calata egregiamente nel ruolo di Chester della situazione, ma “Hourglass”, “Reclaim” o “City Of The Dead” suonano come un ‘more of the same’ lasciando alla paparoachiana “Alone At The Top” la palma di più catchy del lotto.
Anche sul fronte più disimpegnato, da sempre specialità dello Chef Funny Man, c’è un po’ meno carne al fuoco, con le varie “Ruin My Life” e “Lion Eyes” che divertono pur senza nulla aggiungere al già nutrito catalogo.
Venendo alla parte più succulenta della tracklist, citiamo il rap-metal dell’opener “Chaos” (parente stretta degli ultimi Motionless In White, complice il produttore in comune) e l’auto-celebrativa “Trap God”, ma a convincere sono anche i passaggi più hip-hop nelle varie “World War Me”, “Go To War”, “Dangerous” o “Wild In These Streets” con il flow di Johnny 3 Tears e Charlie Scene sugli scudi. Complici dei testi tra il serio e il faceto – un simil concept sul lato oscuro della città degli angeli, a partire dal tema degli homeless, ma con uno slang più vicino a “Grand Theft Auto” o “Need For Speed” – gli Hollywood Undead stavolta fanno sul serio con un nu-metal un po’ meno ruffiano del solito: difficilmente “Hotel Kalifornia” attirerà nuovi fan (per chi volesse cominciare, consigliamo di partire dai primi tre album), ma sicuramente soddisferà l’appetito di chi li segue da tempo.