voto
7.0
7.0
- Band: HOLY MARTYR
- Durata: 00:50:06
- Disponibile dal: 30/04/2007
- Etichetta:
- Dragonheart
- Distributore: Audioglobe
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Amanti dell’epic metal, drizzate le orecchie perché ora c’è un gruppo in più da tenere d’occhio. Si tratta degli italiani Holy Martyr, band che, pur essendo in circolazione da più di dieci anni, arriva solo ora alla pubblicazione dell’album di debutto. Una gavetta costellata da numerosi cambi di formazione, due EP autoprodotti, una partecipazione al Keep It True festival ed una schiera di fedelissimi sparsi per tutta Europa. Alla fine tanta perseveranza è stata pagata con un contratto con la Dragonheart e la nascita di “Still At War”. Un album epico, battagliero, anthemico e volutamente radicato alla tradizione del genere, con riferimento a capisaldi quali primi Manowar, Manilla Road, e Omen. Qui non troverete infatti alcun modernismo, effetto o arrangiamento pomposo, ma heavy metal classicissimo fatto di ritmiche marziali e con qualche puntata nel power-speed. Le tematiche non potevano che essere incentrate su campi di battaglia e gesta eroiche, ma gli Holy Martyr non si limitano a qualche favoletta invenata all’ultimo momento e lasciano spazio anche alla storia romana e a quella greca, argomenti spesso inspiegabilmente snobbati anche dalle band del sud Europa. Buona l’interpretazione del cantante Alex Mereu, simile all’americano J.D. Kimball (Omen) ma in grado di ricordare anche Mark Shelton (Manilla Road) nelle parti più lente ed evocative. Per farsi un’idea, basti ascoltare canzoni come “Vis Et Honor”, con il suo chorus battagliero o “Warmonger”, tirata e riffatissima in stile primissimi Blind Guardian. Il disco non cala mai di tono e dà il meglio con la cadenzata “From The North Comes The War” e “Ave Atque Vale”, intensa cavalcata posta proprio in chiusura del disco. Ottimo, in tutto il corso dell’album, il lavoro dei due chitarristi, in grado di alternare partiture più aggressive a momenti maggiormente riflessivi e carichi di pathos. I suoni, volutamente ottantiani e distanti dalle superproduzioni moderne, ben si adattano alla proposta musicale, seppur in certi casi non risaltino la potenza della sezione ritmica. A conti fatti, un disco non certo innovativo ma ideale per chi ama le succitate sonorità e che ci lascia ben sperare nella seconda prova.