8.5
- Band: HORNA
- Durata: 01:07:34
- Disponibile dal: 08/12/2020
- Etichetta:
- World Terror Committee
Spotify:
Apple Music:
Qual è l’album black metal dell’anno? I candidati ci sono, ma forse nessuno aveva preso in considerazione gli Horna tra i possibili pretendenti. E la cosa sorprende.
I gruppi che hanno iniziato negli anni ’90 e continuano ancora oggi a suonare black metal puro al 100% si contano ormai, purtroppo, sulle dita di una mano. Tra questi però ci sono gli Horna che, dopo aver abbandonato il monicker di Shadowed nel 1994, ancora nel 2020 mantengono alto il nome del black metal primordiale. Diversi sono i gruppi “storici” che oggi sono in attività, ma molti si sono da poco riformati o per un lungo periodo di tempo si sono eclissati. Gli Horna, invece, timbrano il cartellino discografico in pratica ogni anno e sono tra le band black metal più prolifiche di sempre, se non quelli con più release alle spalle: “Kuoleman Kirjo”, infatti, è il decimo album e – udite bene – la cinquantesima uscita discografica della loro carriera costellata da full-length, compilation, EP, live album e split. Scusate se è poco. Una certa mentalità settaria del mondo black metal ha sin da principio etichettato alcune nazioni come quelle più ‘nobili’ per dare i natali ad una formazione black: in primis ovviamente la Norvegia, a seguire gli altri paesi quali Svezia, Finlandia, ma anche Grecia e Francia, come se la provenienza da questi paesi legittimasse maggiormente il titolo o garantisse in un certo qual modo la qualità musicale. Ebbene, giusta o sbagliata che sia questa demarcazione, gli Horna essendo finlandesi rientrano comunque tra quelle band dalle ‘nobili’ origini black metal. Attitudine fondamentale per una band black è che il suo credo e la sua musica rimangano costantemente ‘true’, ma oggi di gruppi davvero tali, come anticipato ad inizio recensione, ne rimangono davvero poche. Gli Horna appartengono a questa schiera, sono sempre rimasti in disparte dai riflettori di massa, sono rimasti all’interno ed a capo di quel magnifico mondo underground black metal finlandese storicamente popolato da grandi band spesso sottovalutate (solo per citarne alcune: Behexen, Azaghal, Beherit, Thergothon, Alghazanth, Wyrd, Satanic Warmaster, Sargeist, Unveiled, Thyrane e molte altre). Pertanto gli Horna hanno tutti i titoli per essere considerati uno dei migliori gruppi black metal in circolazione nel 2020. Ma le ‘nobili origini’ poco valgono se non sono supportate da una musica di buona qualità, indipendentemente che sia più o meno aderente ai canoni classici del genere.
La band finlandese nel 2020 ha sganciato una bomba sonora che si chiama “Kuoleman Kirjo”, di altissima qualità, mentre per decenni ha un po’ ‘sperperato’ la classe in una miriade di release quando talvolta sarebbe bastato selezionare il materiale e raggruppare quello migliore in singoli dischi; probabilmente la visibilità internazionale degli Horna sarebbe cambiata, ma il fatto di aver scelto questa via è la riprova, nel caso ce ne fosse il bisogno, che i Nostri hanno una mentalità underground, amano questo genere musicale suonando live (e bene) e registrando tutto il materiale senza fare troppi calcoli sulla ‘convenienza’ di tali scelte. Per fortuna, almeno in Finlandia, il loro esempio è seguito da diverse band. Il nuovo album degli Horna, per la qualità della musica contenuta, dovrebbe avere una distribuzione capillare in tutto il globo, andrebbe pubblicizzata l’uscita su tutte le testate giornalistiche del settore in prima pagina ed in caratteri cubitali, invece rischia di passare quasi inosservato, prodotto dall’etichetta World Terror Committee e con una distribuzione limitata. Eppure, se tutto ciò concorre a tenere lontani gli Horna dal music business di massa e preservare il loro spirito e la vena creativa, allora benvenga il loro ‘insuccesso’. In una cosa gli ‘ortodossi’ finlandesi sorprendono con il nuovo “Kuoleman Kirjo”: la produzione stavolta non è underground, i suoni delle chitarre non sono ‘scatolari’ come al solito, anzi, per la prima volta gli Horna godono di una produzione ottimale, in quanto riesce ad esaltare il loro sound, donando un’energia devastante e riuscendo nel non facile compito di preservare il timbro graffiante e gelido delle chitarre e quell’atmosfera mortifera tipica di tutte le loro uscite. Bisogna ammettere che alcuni lavori in passato avevano proprio nella produzione underground un loro punto di forza perchè riuscivano ad avvolgere la musica in un alone tetro e nebbioso che donava una grande atmosfera al black metal assassino suonato, ma per dei brani così violenti come quelli presenti su “Kuoleman Kirjo” ci voleva invece qualcosa che cristallizzasse il sound in qualcosa di esplosivo e brillante. L’ulteriore recrudescenza del sound è forse uno degli aspetti caratteristici di questa decima fatica, una violenza che non cede un minimo in potenzialità durante tutti i sessantasette minuti. Quando un gruppo è davvero grande già dopo i primi secondi di una canzone, oltre a riuscire a riconoscerne lo stile, si è già stregati dalla qualità della musica e da quella atmosfera che rapisce tutti i sensi; sin da subito si crea quell’empatia tra la band e l’ascoltatore perchè la musica che scorre possiede un mood vincente, come in questo caso specifico con l’opener “Saatanan Viha”. Mentre passano i secondi ci si sorprende per quello che si sta ascoltando; il legame è stato impresso, tutto il resto dell’album a questo punto lo ascolterete trattenendo il fiato, viaggiando con la mente e con i sensi. La successiva “Elegia” è un tipico brano degli Horna che mescola sfuriate nerissime a momenti di puro headbanging grazie a cambi di tempo magistrali, passaggi continui della batteria (da battere in levare), supportati da davvero tanta energia. La sequenza “Uneton”, “Sydänkuoro” è da brividi, qui si respira il vero l’essenza dell’underground black in tutto il suo aspetto mortifero e primitivo, volutamente rozzo e blasfemo. Un plauso per l’interpreatazione di Spellgoth, specialmente sul brano “Uneton”, con il suo screaming roco, volutamente sforzato in certi frangenti: dopo tanti anni pare finalmente arrivato il momento di non rimpiangere più l’ex singer Corvus. “Elävänä, Kuolleena” è una canzone che possiede una doppia anima: una vorticosa e basata su un riff contorto che si attorciglia su se stesso come le spire di un serpente ferito ed una più distensiva a livello ritmico, ma fondata sulle disarmonie. “Kärsimysten Katedraali” è l’apoteosi del black metal targato Horna, che come un ciclone spazza via tutto e tutti: canzone monumentale di rara purezza, purtroppo sempre più una rarità in circolazione. “Haudattujen Tähtien Yönä” è particolare perchè contiene dei cori dal tono solenne: in un primo momento sembrerebbero epici, ma nel contesto sonoro di quest’album assumono una connotazione macabra ed inquietante, come se facessero parte di un sabba sinistro che si consuma al chiaro di una luna ghiacciata. Non mancano i brani ‘in the face’ come la velocissima “Unohtumaton” o “Pyhä Kuolema”, dove l’obiettivo è la violenza allo stato puro ed è esaltante il ritornello in cui Spellgoth ci vomita in faccia il titolo con tutta la sua cattiveria. Qui i riff sono disarmanti proprio perchè elementari, ma non ci potrebbe essere materiale migliore per evidenziare la furia omicida black metal. “Rakas Kuu” è uno dei migliori brani di questo grande album, travolgente e leggermente melodico con degli ottimi cambi di tempo che riescono a regolare l’intensità della violenza e dell’atmosfera. “Mustat Vuodet” si erge su un main riff portante di grande intensità, lungo ed articolato che avvolge l’energia negativa della canzone per sprigionarla in tutta la sua potenza grazie a precisi cambi di ritmo sempre posizionati nel modo e al momento giusto. Il riffing, come nel brano “Veriuhri”, è davvero rimasto quello nato e utilizzato negli anni ’90 non solo dagli Horna, ma dalle band black metal in generale: ecco un altro ‘segreto’ degli Horna, l’immutabilità. Se cercate il black metal al passo dei tempi, dal riffing contorno e dalle soluzioni originali allora per voi gli Horna saranno sempre il nemico numero uno che si opporrà a questo cambiamento.
Difficile dire se questo sia l’album migliore di Shatraug e soci, di certo acquista spessore perchè viene proposto con queste caratteristiche ancora nel 2020 ed una band che dimostra simili attributi va premiata. Un grazie a Shatraug per la capacità di scrivere materiale di qualità, ma anche a tutto il resto della band, dal superlativo Spellgoth al sorprendente batterista LRH. Siccome una delle caratteristiche del trademark degli Horna è quel tocco funereo e l’atmosfera mortifera, “Ota Minut Vastaan” è l’estrema unzione, la marcia funerea che chiude degnamente l’album. Un album che renderà le vostre festività natalizie molto cupe perchè lo spettro della morte qui rappresentato (anche nel titolo dell’album) fa più paura della morte stessa.