7.0
- Band: HORNED ALMIGHTY
- Durata: 00:36:26
- Disponibile dal: 05/07/2024
- Etichetta:
- Soulseller Records
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La perseveranza è senz’altro una delle principali doti degli Horned Almighty, una di quelle formazioni che, a conti fatti, rappresentano la vera working class del circuito black metal europeo. In giro ormai da oltre vent’anni (anche di più se prendiamo in considerazione gli esordi a nome Mareridt), i danesi ogni tanto fanno perdere le loro tracce, ma alla fine ritornano sempre, per giunta con opere via via più dense e ricercate.
“Contagion Zero” rappresenta non a caso un altro capitolo nell’evoluzione dello stile del gruppo. Abbandonate parzialmente le radici old school che li hanno contraddistinti nelle prime opere, fortemente influenzate da Hellhammer e Celtic Frost, la band esplora ormai da qualche tempo territori più sfumati e complessi, dimostrando appunto voglia di sperimentare e di mettersi alla prova.
Questo nuovo lavoro segna quindi un ulteriore passo verso trame sonore più sulfuree e vagamente dissonanti, le quali finiscono per dominare in diversi episodi. La robustezza e la cruda ignoranza dei riff di un tempo sono in parte accantonate a favore di una ricerca sonora più raffinata e strutturata. È evidente insomma che gli Horned Almighty stanno cercando di aggiornarsi e rimanere rilevanti in una scena black metal contemporanea sempre più affollata e competitiva; la dimostrazione arriva subito con l’opener “The Messiah Scourge”, canzone avvolgente che fa emergere in pieno l’atmosfera di frontiera decadente e notturna che il quartetto vuole raccontarci. A spiccare nella tracklist è tuttavia soprattutto un brano come “Vermin on the Mount”: qui le varie correnti esplorate dagli Horned Almighty nel corso della carriera si fondono armoniosamente, creando un mix che sa di vecchio e nuovo allo stesso tempo. Il pezzo, snodandosi fra vari cambi di tempo, riesce a mantenere un interessante equilibrio tra groove e complessità, offrendo un’esperienza che cattura e coinvolge dall’inizio alla fine. Particolarmente valida anche “Darken the World”, nella quale il minimalismo ed un’essenzialità quasi monolitici, spesso tipici del sound del gruppo, si stemperano su una struttura nuovamente articolata che non scade mai nel pretenzioso.
Anche se tutto sommato manca quel colpo di genio che potrebbe elevare l’album a un livello superiore, i ‘nuovi’ Horned Almighty si dimostrano insomma piuttosto portati a ricercare una linea melodica nelle loro composizioni, così come ad avere momenti in cui la furia si placa per lasciare il passo a dolenti momenti di sospensione. Anche su registri in parte inediti, i danesi si confermano dunque una formazione affidabile e di sostanza, che sa prendersi qualche rischio, svincolandosi dai vecchi paragoni con Carpathian Forest e Khold, ma al tempo stesso rimanendo fedele alla propria identità.