7.0
- Band: HORTUS ANIMAE
- Durata: 00:46:36
- Disponibile dal: 15/04/2003
- Etichetta:
- Black Lotus Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Buon debutto per la band nostrana degli Hortus Animae. “Waltzing Mefisto” esce per la professionale casa discografica greca Black Lotus a testimoniare il fatto che le nostre band gravitanti attorno all’universo black metal iniziano ad essere apprezzate anche all’estero. Sappiamo tutti quanto purtroppo ci sia della discriminazione o indifferenza nei confronti dei gruppi di provenienza italiana, ma finalmente qualche porta oltre le Alpi inizia ad aprirsi… non che ci volessero gli Hortus Animae per abbattere questa frontiera, ma il segnale è significativo. Si può parlare di black metal soltanto in senso lato per quanto riguarda gli Hortus Animae, più giusto sarebbe invece parlare di un gothic metal mescolato al black sinfonico. Dal look al gusto per certi brani, si intuisce che l’apporccio alla musica del quartetto nostrano voglia essere bizzarro, mascherato, sulla scia dei meno sperimentali Arcturus, tanto per intenderci. C’è un certa teatralità nelle canzoni, anche se non raggiunge mai i livelli della band norvegese sopracitata e, in fin dei conti, la proposta musicale degli Hortus Animae non è poi così sopra le righe o particolare; casomai il lato migliore offerto dalla band è la concretezza di queste belle canzoni fatte con riff semplici ma che restano impressi. Le parti di tastiera e pianoforte sono forse il punto di forza della band, un gusto classico che ben si intreccia con la base metal. Bella l’opener “Enter” e “A Lifetime Obscurity” divisa in due parti. Un po’ più originali (anche se già usati da altri gruppi) alcuni stacchi dal gusto barocco e aristocratico; belli anche passaggi orchestrali vagamente sognanti o parti lente e più gothicheggianti come in “Springtime Deaths”. Nelle canzoni citate ci sono pochi ma buoni riff di chitarra, ritornelli niente male e riff di passaggio adattati nella maniera appropriata al contesto. Le linee di chitarra più che al black appartengono al mondo death metal e per derivazione a quello gothic, roba già sentita ma fatta bene. Punto di forza resta, come già detto, quel feeling accattivante che hanno alcune canzoni: gli Hortus Animae sanno vendere bene il loro prodotto alternando il loro gothic metal di fondo ad una musica sinfonica che a tratti ricorda gli Old Man’s Child. Sopra gli scudi Grom, già batterista negli Ancient, batterista di tutto rispetto che sa dare la giusta accelerazione alle canzoni. Aperta a qualsiasi interpretazione, invece, la scelta di riformulare la mitica “Freezing Moon” dei Mayhem in chiave gothic e mescolarla in un medley a parti che non sembrano accostarsi troppo alla song black metal. Non che i ‘grandi classici’ del black metal siano dominio soltanto di chi suoni quel genere, ma bisogna stare attenti prima di snaturare nella msuica e nelle intenzioni un brano legato a determinati canoni stilistici e non. Ad ogni modo, va premiato il ‘coraggio’ di osare a dare un’interpretazione personale ad un brano che per la band significa qualcosa di speciale. Un bell’album, confezionato nel modo giusto, piacevole da gustare e che si farà di certo rispettare. Avanti così.