7.0
- Band: HOUSE OF LORDS
- Durata: 00:50:40
- Disponibile dal: 24/03/2017
- Etichetta:
- Frontiers
Spotify:
Apple Music:
Raggiunto il decimo traguardo in quasi trent’anni di onorata attività, James Christian e i suoi House Of Lords rilasciano un nuovo capitolo di inediti nel suo insieme ispirato e gradevole. Il carismatico frontman, songwriter e produttore, palesa una dedizione alla causa a dir poco straordinaria, modellando con bravura ed un pizzico di mestiere una manciata di episodi in linea con le ultime produzioni, che difficilmente deluderanno le aspettative dei fan più accaniti. Il navigato timoniere di origini italiane forgia un impasto sonoro regale, traboccante di raffinati ceselli orchestrati ad hoc da sontuose trame di synth. Il punto di forza di “Saint Of The Lost Souls” risiede proprio nella sua globale ecletticità compositiva, prezioso valore aggiunto che difende l’opera da eccessivi ed indesiderati cali di tensione. L’elegante hard rock melodico plasmato dalle superbe “New Day Breakin'” e “Oceans Divide” palesa per entrambe un bridge paradisiaco da mille e una notte. “Grains Of Sand” invece è un midtempo saturo di groove, che non ha paura di ‘sporcarsi le mani’ con un’impalcatura sonora dal taglio moderno. Veniamo altresì incantati da un sottile alone di follia, che ci trascina attraverso gli sfarzosi arabeschi affrescati dalla barocca “Harlequin”. La rocciosa “Reign of Fire” e la ‘blueseggiante’ “Concussion” chiamano in causa rispettivamente nel riffing gli AC/DC e i Whitesnake, pur mantenendo una propria incontestabile identità. La title track si avventura con successo al limite del metal tout court, mentre “The Sun Will Never Set Again” è una tradizionale power ballad che vanta la firma e la presenza alle tastiere del ‘nostro’ Alessandro Del Vecchio. A lungo andare però, da un lato la qualità dell’opera viene ridimensionata dal suono della batteria asettico e poco incisivo; dall’altro invece emerge qualche episodio sotto tono come nel caso della spenta “Art Of Letting Go” e della zuccherosa ridondanza palesata dalla fiacca “Hit The Wall”. Un produttore esterno avrebbe probabilmente garantito una veste sonora più omogenea ed avvolgente, ma nel complesso possiamo ritenerci più che soddisfatti di questo nuovo capitolo, che testimonia l’ammirevole volontà di un gruppo fortunatamente incapace di adagiarsi sugli allori di un glorioso passato.