6.5
- Band: HYBORIAN
- Durata: 00:40:08
- Disponibile dal: 20/03/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Da Kansas City, Missouri, il secondo album degli Hyborian, seguito della saga iniziata già col precedente “Hyborian, Vol. 1” del 2017: il trio composto da Martin Bush (voce, chitarra, synth), Ryan Bates (chitarra, voce, basso) e Justin Rippeto (batteria) prosegue nella storia di un viaggiatore dello spazio e del tempo, prendendo spunto dalla saga di Conan.
Il substrato dei riff che si ascoltano nell’album è di sapore metal classico ma, grazie alla cura sonora del trio, viene tutto messo in luce sludge, fin dall’agile “Driven By Hunger”, posta in apertura: e subito, quasi a confermare ciò che sono i numi tutelari del gruppo, arriva una bella spruzzata di mood anni ’70, in termini di velocità e groove, come “Stormbound”, seguita da a ruota da “Sanctuary”, uno dei pezzi migliori dell’album grazie alla voce posta in maniera più varia ed ai raddoppi al microfono che riescono a dare nuova linfa vitale al cantato un po’ monocorde.
Il suono degli Hyborian è un ideale mix fra High On Fire e Baroness, con una punta di Mastodon nella costruzione degli assoli; dà il proprio meglio quando si cala in situazioni in cui il cambio di velocità interviene per dare una scossa ritmica, come in “Planet Destructor”, più rapida rispetto alla velocità di crociera media del gruppo, salvo poi rallentare in corrispondenza del refrain; la faccia più metal appare nella costruzione armonica di “The Entity”, andando a sfociare nel finale di questo “Volume II”.
La triade posta in chiusura dell’album vede una succulenta “Expanse” che anticipa “Portal”, molto varia ritmicamente, prima del colpo finale dato dal brano più lungo “In The Hall Of The Travellers” che dall’alto dei suoi otto minuti fa capire di come forse la dimensione più consona per gli Hyborian sia questa: sviluppare in maniera più estesa le proprie idee, andando a coinvolgere anche chitarre acustiche e momenti narrativi che non prevedano sempre e solo lo stesso paesaggio sonoro.
In definitiva “Volume II” vede sì una riconferma per gli Hyborian che confezionano un album decisamente godibile, ma forse ci sarebbe bisogno di un pizzico di varietà in più per riuscire a suonare in maniera molto più accattivante e convincente.