HYPERDONTIA – Harvest of Malevolence

Pubblicato il 18/06/2024 da
voto
7.5
  • Band: HYPERDONTIA
  • Durata: 00:39:51
  • Disponibile dal: 21/06/2024
  • Etichetta:
  • Dark Descent
  • Me Saco Un Ojo Records

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Per Mustafa Gürcalioğlu, il 2024 sarà probabilmente un altro anno da ricordare: due mesi fa il chitarrista turco ha già pubblicato un album con gli Engulfed, l’ottimo “Unearthly Litanies of Despair”, e nei prossimi mesi si attende anche un nuovo disco dai suoi Diabolizer. Oggi però è il turno del terzo full-length degli Hyperdontia, “Harvest of Malevolence”, lavoro che rappresenta una conferma della solidità stilistica della band, tra le più attive del panorama underground europeo, soprattutto sul fronte live.
Il gruppo turco-danese prosegue nel solco tracciato dai precedenti lavori, mescolando, in brani sempre molto articolati, influenze del death metal floridiano, con puntuali richiami a band storiche come Malevolent Creation e Monstrosity, e accenti della scuola finlandese più tecnica, in stile Adramelech.
Dopo il mini “Deranged”, caratterizzato da un sound particolarmente vibrante e diretto, il quartetto torna al registro più strutturato già esplorato sui full-length, confezionando una tracklist di otto episodi in cui come al solito spicca la solerte vena di Gürcalioğlu, vero ‘riff master’ di tante formazioni oggi molto chiacchierate, qui adeguatamente spalleggiato dal bassista Malik Çamlıca, musicista che da sempre sa alternare sostanza e gustose iniziative in chiave solista.
Come avvenuto in praticamente tutti i capitoli precedenti, in “Harvest of Malevolence” le transizioni tra up e midtempo sono frequenti e i riff si susseguono con grande foga, compattandosi in un vortice dalla notevole densità. Questo approccio dona puntualmente un certo cosiddetto trademark e un elemento di riconoscibilità al repertorio della formazione, anche se, una volta accostato il materiale a quanto pubblicato in precedenza, inizia forse a venire meno l’effetto sorpresa. Dopo un lavoro davvero notevole come “Hideous Entity”, il rischio di ripetersi o di non riconfermarsi sugli stessi livelli non è completamente da escludere per una band perennemente in tour come questa e, in effetti, anche se il songwriting trova comunque il modo di lasciare il segno, in questa occasione alcuni temi e sviluppi iniziano a sapere un po’ di già sentito, con quelle strutture sempre estremamente dense che talvolta sembrano mettere a dura prova tanto l’ascoltatore quanto il gruppo stesso.
Un aspetto che a questo punto potrebbe rilanciare il sound degli Hyperdontia è una gestione più rilassata e attenta dei cambi di registro. Se da un lato gli Hyperdontia mostrano grande abilità nelle nervose transizioni tra diverse velocità, dall’altro un uso più pronunciato dei midtempo o, al contrario, l’inclusione di pezzi più brutali e brevi potrebbe donare uno sviluppo maggiormente dinamico alla tracklist, oltre naturalmente a maggiore identità alle singole tracce. A volte si ha l’impressione che la band si sforzi di inserire a tutti i costi in ogni canzone tutti gli elementi tipici del proprio sound, autoconfinandosi cosi all’interno di un canovaccio che certo brilla per tecnica e intensità, ma che alla lunga può risultare un filo ripetitivo.
La produzione, pur rimanendo solida e coerente con i lavori precedenti, potrebbe anch’essa beneficiare di una rinfrescata. Dopo tre full-length con una resa sonora pressoché identica, coinvolgere un produttore esterno fin dall’inizio del processo potrebbe essere una strategia vincente per trovare altre ambizioni e apportare un tocco di novità.
In ogni caso, nonostante questi aspetti migliorabili, “Harvest of Malevolence” resta nel suo insieme un disco molto valido, con brani come “Marking the Rite”, “Pestering Lamentations” e “Pervasive Rot” che mettono in mostra tutta la preparazione del gruppo, il quale si lancia in composizioni dallo svolgimento avvolgente, con riff e temi sviscerati in maniera estremamente approfondita, sulla scia dei migliori Monstrosity.
Restando in tema di realtà statunitensi, l’ultima prova degli Skeletal Remains, “Fragments of the Ageless”, in questo 2024 rappresenta un termine di paragone significativo per tutte le band dedite a questa forma di death metal. Uscito pochi mesi fa, il quinto album dei californiani ha alzato l’asticella, rendendo oggi più difficile emergere. In confronto, “Harvest of Malevolence” potrebbe quindi risultare meno incisivo, ma va appunto sottolineato come gli Hyperdontia riescano comunque a mantenersi ben sopra la media con le loro ormai classiche progressioni e stratificazioni che mutano continuamente di consistenza, confermandosi tra le band di riferimento nel panorama death metal europeo contemporaneo.

 

TRACKLIST

  1. Death's Embrace
  2. Salvation in Death
  3. Marking the Rite
  4. Pestering Lamentations
  5. Pervasive Rot
  6. Irrevocable Disaster
  7. Defame Flesh
  8. Servant to a Crippled God
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