8.0
- Band: HYPERDONTIA
- Durata: 00:39:21
- Disponibile dal: 12/11/2021
- Etichetta:
- Dark Descent
- Me Saco Un Ojo Records
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A pochi mesi di distanza dall’uscita dell’ottimo debutto dei Diabolizer, il chitarrista Mustafa Gürcalioğlu replica con il secondo album di un altro dei suoi progetti. Parliamo degli Hyperdontia, la band originariamente messa in piedi con David Mikkelsen degli Undergang e che ora lo vede collaborare con altri esponenti del fervente circuito danese, tra cui spicca il cantante/chitarrista Mathias Friborg (Ascendency, Taphos, Sulphurous).
Gürcalioğlu, da sempre un musicista molto attivo e prolifico, deve avere accolto con una certa filosofia i lockdown dell’ultimo anno e mezzo, dato che il tempo trascorso confinato in casa deve avergli dato modo di comporre e rifinire più death metal che mai. Il chitarrista turco è da tempo noto per essere una macchina da riff e il nuovo “Hideous Entity” non tradisce le aspettative, nonostante un’atmosfera più cupa possa inizialmente confondere le idee. Rispetto al debut “Nexus of Teeth”, il disco si presenta infatti sotto un’aura più tetra, mantenendo certamente saldi riferimenti anni Novanta, ma prediligendo uno sviluppo maggiormente cauto e avvolgente che si discosta dalla verve più sciolta dell’esordio. I pezzi di “Nexus…” erano sostanzialmente più immediati e orecchiabili, mentre la tracklist di questo secondo full-length aumenta leggermente la componente celebrale, sviluppandosi attraverso una concatenazione di riff ancora più fitta su ritmiche oppressive. Avevamo avuto delle avvisaglie di questo nuova inclinazione nei brani rilasciati di recente nell’EP “Excreted from the Flesh” e nello split con i Mortiferum, ma è “Hideous Entity” a farci prendere definitivamente atto dell’ispessimento del suono Hyperdontia, le cui strutture circolari oggi chiamano in causa particolarmente Morbid Angel e Immolation, oltre agli altri consueti richiami (certe movenze di “Coils of Wrath” hanno un che di primi Deicide).
Al di là dell’impatto più fosco generato dal proprio sound, del gruppo turco-danese continua a colpire la facilità nello scovare e incastrare riff, nel non mollare mai la presa su questo fronte, quando probabilmente altre band realizzerebbero due dischi con lo stesso numero di spunti. La musica degli Hyperdontia è insomma ideale per chi dal death metal esige prima di ogni altra cosa un certo estro a livello chitarristico: pur con le dovute concessioni a una vena più atmosferica (l’epico assalto finale di “Impervious Veil” potrebbe tranquillamente rientrare in un lavoro degli Engulfed, altra band di Gürcalioğlu), “Hideous Entity” è una piccola grande fiera del riff, un’opera che, anche più del suo predecessore, riesce a coniugare al meglio tutti i talenti a disposizione in canzoni che non sembrano smettere mai di contorcersi e cambiare passo. Ascoltando bene il disco, si possono senza dubbio comprendere la maggiore cura di tutti gli aspetti della composizione e della registrazione, ma soprattutto le ambizioni di una realtà che ha superato la fase embrionale per arrivare già ad una propria maturità, dove feeling e meticolosità procedono di pari passo.