7.0
- Band: HYPERWULFF
- Durata: 00:35:37
- Disponibile dal: 15/05/2015
- Etichetta:
- Taxi Driver Records
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Il duo bolognese non è propriamente bolognese. E non è neppure italiano. Ma neppure europeo, o di questo mondo. Il duo bolognese arriva da un’ altra galassia. Da una galassia che ospita un pianeta, Erion IX, minacciato da forze del male che ne insidiano l’esistenza. I due paladini del fiero metallo, armati di ascia e tamburi di guerra, cercano di difendere il proprio pianeta dal terribile Robogoat distruttore di mondi e galassie. Hyper e Wülff lo fanno nel migliore dei modi, musicando le proprie gesta e raccontando come hanno affrontato ed annientato l’invasore. La colonna sonora è un ferale ibrido tra death metal, post-hardcore più aggressivo e bordate di thrash metal oltranzista e bellicoso. “Volume One: Erion Speaks” è un album che racchiude le gesta dei grandi nomi della scena sludge doom mondiale però rivisitate con un modus operandi che lascia trasparire poca personalità compositiva. Questo almeno nelle prima parte dell’album. Il canovaccio seguito non lascia spazio a nessun tipo di divagazione sonora che non sia troppo lontana dai clichè di genere. Hyper e Wülff vogliono colpire. Fare male. Affondare il colpo. Senza nessuna pietà. Non mostrando nessuna misericordia per il nemico che s’imbatterà sul loro cammino. E ci riescono con bordate assassine e sature di marcissimo doom death derivate dalla scena americana (High On Fire) ammorbate da un suono asciutto, nero come pece quasi ‘convergiano’ nelle intenzioni.Il loro scopo è quello, e la promessa di distruggere ed rendere polvere Robogoat è mantenuta con passione, dedizione e sacrificio. Poi, dopo la battaglia vinta, affiorano i ricordi. Da rimembrare e celebrare. Ed è qui che il disco si fa più interessante e foriero di piacevoli sorprese. “20 Pillar”, forse la miglior canzone del debutto degli Hyperwülff, nasconde delle divagazioni post hardcore che si sviluppano su tappeti sonori più dilatati per poi esplodere in fragorose tempeste rumoristiche che hanno in dote i geni degli ultimi Cult Of Luna e Zatokrev. Fino ad arrivare alla fine dell’album che si chiude con una magistrale esecuzione che va oltre ad ogni catalogazione sonora. La brutalità rimane ma è intervallata da melodie quasi epiche e sognanti(“Raging Hunger”). Forse l’album pecca di una disomogeneità compositiva tra la prima parte più violenta ed una seconda parte più intimistica e raccolta, ma tutto questo non inficia però la qualità del disco supportata da una produzione che esalta tutte le sfumature del messaggio sonico della band. Un debutto che farà sicuramente parlare delle gesta di questi supereroi di galassie lontane, mascherati da musicisti che si spaccano la schiena all’interno di una scena musicale piena zeppa di nemici e distruttori di sogni.