7.5
- Band: HYPOCRISY
- Durata: 00:43:45
- Disponibile dal: 22/03/2013
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Va bene, lo ammettiamo: all’epoca del precedente “A Taste Of Extreme Divinity”, probabilmente la nostra valutazione sugli Hypocrisy era stata esagerata, troppo entusiasta…se non nelle parole, di certo nel voto. Frutto del troppo amore per il gruppo, del troppo fervore? Certo. Ed è quindi con maggior severità e piedi per terra che ci siamo approcciati al nuovo, dodicesimo full-length del terzetto svedese. Mai prima d’ora la band di Peter Tagtgren aveva ricevuto dalla Nuclear Blast un lancio promozionale così massiccio, con anticipazioni, trailer, making of, video del singolo apripista, presenze costanti su tutti i canali…e mettiamoci anche il nostro speciale in anteprima. Quindi pare proprio che gli Hypocrisy vogliano fare le cose seriamente a questo giro, partendo innanzitutto dalla composizione del disco, diciamo pure studiata a tavolino affinché “End Of Disclosure” contenesse tutti gli elementi che ben caratterizzano la formazione dai tempi d’oro di “Abducted”, “The Final Chapter” e il disco omonimo; il tutto, per fortuna, irrobustito dalla qualità magniloquente e sapiente del songwriting di Tagtgren, che raramente riesce a scrivere una canzone brutta. Perciò, nelle nove saporite tracce di “End Of Disclosure” non si fatica per nulla a trovare attimi di godimento plurimo e, in un certo senso, sicuro e assicurato. Le svolte stilistiche, da una compagine che fa del death metal melodico la propria bandiera di genere da anni, sono pressoché bandite – vogliamo davvero considerare svolta l’approccio leggermente più modern metal del fu “Catch 22”? – ma ciò che conta maggiormente, nel far cascare l’ago della bilancia sempre dalla parte del +, è proprio l’elevato standard qualitativo che il buon Pete mantiene senza sforzo alcuno, almeno in apparenza. Il singolo “End Of Disclosure”, con quell’apertura da sinfonia sovietica e l’apocalisse sonora che ne consegue, che richiama altamente la mastodontica “Fractured Millennium”, va annoverata fra le song più easy-listening di sempre composte dal combo. Abbiamo poi tre brani – “Tales Of Thy Spineless”, “When Death Calls” e “United We Fall” – che giocano a fare i cattivi aggressori alieni, per poi arrivare al pezzo più orientato verso il doom-death metal, la semi-catatonica “Hell Is Where I Stay”, e alla classica ‘ballata’ metal decadente (“The Return”) di cui gli Hypocrisy sono maestri di composizione. La bellezza dei chorus – mai troppo dolci, ma melodici e potenti allo stesso tempo – è nelle orecchie di tutti, sebbene qua e là si sentano sempre echi e ripetizioni di un passato ormai corposo e ingombrante che torna e ritorna. Ma è giusto così, in fin dei conti: Tagtgren compone per gli Hypocrisy da più di vent’anni e sa bene come portare avanti la sua creatura più estrema. Cosa dobbiamo chiedere di più, noi fan appassionati, se non canzoni scritte bene e convincenti? Un altro passo verso l’Olimpo del death metal.