6.0
- Band: HYPOCRISY
- Durata: 01:41:00
- Disponibile dal: 12/07/2013
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Il problema di recensire una ristampa non sta mai nel comprenderne la musica perché, solitamente, si tratta di qualcosa che già si conosce bene; sta, piuttosto, nel tipo di supporto su cui vi viene fornita l’opera. Nel caso in questione si tratta di file mp3 dentro una cartella “zippata” concessa dalla Nuclear Blast a scopi promozionali: finché si tratta di “ascoltare” non si pongono questioni, anche perché tra i vari bonus vi sono delle tracce live, ma quando si tratta di “guardare” allora le questioni si pongono eccome, perché questo tipo di uscite prevede spesso sostanziosi e ricchi booklet che, ovviamente, finiscono per suggerire parte della valutazione. Tra i file che ci sono arrivati non v’è riferimento alcuno a questo tipo di contenuto, non sappiamo se perché effettivamente assente o per semplice negligenza, quindi non potremo indicarvi alcunché al riguardo. Superata questa naturale perplessità, rimangono i contenuti musicali e quelli sono una sicurezza: si tratta, infatti, dei primi due album degli Hypocrisy, importante pezzo di storia del metal estremo europeo. Questa ristampa documenta le prime esperienze di registrazione su lunga distanza di un giovane Peter Tägtgren, reduce (a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta) da un’esperienza annuale negli Stati Uniti e folgorato dal più estremo “trend” locale all’epoca “imperante”: “Penetralia” (1992), primo album, lascia trasparire chiare influenze provenienti dalla scena americana, mentre in “Osculum Obscenum” (1993) si comincia a condurre un discorso più personale, ampliato in “The Fourth Dimension” ed esploso definitivamente nel capolavoro “Abducted”. Una cosa che certamente vi interesserà sapere è che il lavoro di rimasterizzazione del sound è, generalmente, andato a buon fine e conferisce buona nitidezza ai suoni dei due album, anche se ad orecchie esperte ed affezionate potrebbero apparire un pochino più freddi rispetto alle registrazioni originali; anche per quanto riguarda le tracce dal vivo possiamo ritenerci più o meno soddisfatti, sia per la (ricorrente) decenza dei suoni, sia per versioni “galvanizzate” dall’esibizione live dei pezzi in questione. In definitiva, se avete a cuore il death metal e la sua storia e, per qualche motivo, vi siete persi questi due album, questa potrebbe essere l’occasione giusta per colmare tale “deplorevole” lacuna.