8.0
- Band: I PREVAIL
- Durata: 00:44:27
- Disponibile dal: 19/08/2022
- Etichetta:
- Fearless Records
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C’era un certo hype intorno al nuovo album degli I Prevail – citiamo a titolo di esempio il billboard a Times Square nella Grande Mela, gentilmente offerto da Spotify – passati, a botte di milioni di streaming, dai warholiani quindici minuti di celebrità (nel 2016, grazie ad una cover di Taylor Swift) allo status di gruppo di punta della scena modern rock. Portando avanti la contaminazione iniziata con “Trauma”, il quintetto del Michigan con “True Power” alza il tiro fin dalla copertina, confezionando tre quarti d’ora di rap’n’roll al cui interno convivono in allegria metalcore, nu-metal, pop-punk, alternative, elettronica e finanche trap. Dopo la breve intro “0.00” si parte subito alla grande con “There’s Fear In Letting Go” (in pratica i breakdown degli A Day To Remember con la cafonaggine degli Hollywood Undead e il piglio più industrial dei Motionless In White) e si prosegue ancora meglio con “Body Bag”, primo singolo che promette sfracelli in sede live grazie ad una tensione crescente tra breakdown glitchati e la ‘battle for the mic’ dei due cantanti, qui entrambi anche in versione MC. In linea con il rinascimento nu-metal ci fa piacere vedere come gli I Prevail abbiano fatto propria la lezione di fine anni ’90: “Self Destruction” ne è un perfetto esempio, con un riffing che sembra clonato dal DNA di Head e Wes Borland, così come “Bad Things” e “Fake” attualizzano l’eredità dei Linkin Park fungendo da valido palliativo in assenza del compianto Chester Bennington. Pollice alzato per il pop-punk di “Judgement Day”, con tanto di mini-assolo, ma per chi ama i contrasti consigliamo l’accoppiata tra il trap-metal cafonissimo di “FWYTYK” e il radio rock edulcorato di “Deep End”. Pescando a caso da una tracklist mai così ricca citiamo ancora l’effetto bouncer di “Long Live The King” (altro pezzo figlio con il cromosoma di Fred Durst), il crescendo emozionale di “Closure” (i Paramore che diventano Para-core) e la toccante chiusura per piano/voce di “Doomed”, ma nonostante l’eterogeneità è difficile trovare una nota fuori posto e il tutto incredibilmente sta insieme. E’ ancora presto per dire se gli I Prevail siano destinati a ripercorrere le orme di chi ce l’ha fatta (Bring Me The Horizon in primis) ma di sicuro con “True Power” i cinque staccano la nutrita concorrenza del Warped Tour (Of Mice & Men, Wage War, Memphis May Fire, Slepping With Sirens…) e si candidano ad un cuore digitale tra chi è cresciuto a pane e streaming, ma anche tra chi ha vissuto gli anni d’oro del nu-metal e non disprezza la contaminazione.