8.0
- Band: ICE NINE KILLS
- Durata: 00:47:12
- Disponibile dal: 15/10/2021
- Etichetta:
- Fearless Records
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Metalcore e horror? Due insieme indubbiamente grandi la cui intersezione tuttavia ha dato in passato pochi frutti, al punto da doverci accontentar dei Motionless In White. A colmare questo gap da qualche anno ci sono però gli Ice Nine Kills, band per la verità discograficamente attiva dal lontano 2006 ma che inizia a farsi conoscere al grande pubblico solo nove anni più tardi con “Every Trick In The Book”, quarto lavoro in assoluto e primo a giocare la carta del concept (in questo caso letterario, da “Dracula” a “Carrie”). La formula viene ripetuta e migliorata con il successsivo “The Silver Scream”, incentrato stavolta sui film dell’orrore, che complice un tour con Papa Roach e Hollywood Undead fa girare sempre più il nome della band, nel frattempo completamente rivoluzionata con il solo Spencer Charnass rimasto saldamente in cabina di comando. Non stupisce dunque che ci fosse grande attesa per “Silver Scream 2: Welcome To Horrorwood”, che come da copione hollywoodiano segue la regola d’ora dei sequel: ‘uguale al primo, ma di più’! Parlare di metalcore sarebbe infatti riduttivo, perchè in questo secondo capitolo c’è veramente di tutto: dall’emo in stile My Chemical Romance della titletrack al tanz-core rammsteniano di “Wurst Vacation” (ispirata ad ‘Hostel’), passando per il metalcore orchestrale di “The Shower Scene” (ovviamente “Psycho”) e il death-pop-core di “Funeral Derangements” (figlia di “Pet Sematary”). Nutrita anche la lista degli ospiti: se quello più atteso era indubbiamente Corpsegrinder dei Cannibal Corpse, il cui grugnito marchia a fuoco “Take Your Pick” (abbinata a “My Bloody Valentine”), viceversa più prevedibile è la presenza di Jacoby Shaddix dei Papa Roach, il cui accompagnamento nella rilettura di “American Psycho” (“Hips To Be Scared”) lascia meno traccia; più interessanti la partecipazione di Brandon Seller nell’omaggio a “Hellraiser” (“The Box”, non a caso in stile ultimi Atreyu) e di Buddy Nielsen dei Senses Fail sul brano dedicato al classico Cronenberghiano per eccellenza (“F.L.Y.”). Davvero notevole è anche la capacità di Spencer e soci di sapersi ‘calare’ nelle atmosfere della fonte d’ispirazione: ascoltando l’electro-core di “Rainy Day” sembra quasi di muoversi di fianco a Milla Jovovich a Raccoon City mentre l’esperienza di “Ex Mortis” è come aprire il Necronomicon, così come spassosa è l’interpretazione di Chucky in “Assault & Batteries”. Cotanta cura per i dettagli la si trova in tutto ciò che gira intorno agli INK – dai video alla graphic novel “Inked In Blood”, per tacere del comparto scenografico e dei continui travestimenti in sede live – al punto che non ci stupiremmo di vedere un giorno questo doppio concept sotto forma di musical. Nell’attesa godiamoci l’ultima fatica di Mr. Charnas: per chi scrive, il Jason Blum delle sette note.