7.0
- Band: ICE WAR
- Durata: 00:39:28
- Disponibile dal: 24/01/2025
- Etichetta:
- Hooked On Metal Records
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Parafrasando il refrain di una nota canzone dei nostrani Pinguini Tattici Nucleari, ci piace sostenere come “in un mondo di Blood Incantation e Opeth, noi siamo Joe Capitalicide“. Completamente estraneo a qualunque esercizio di stile o sperimentazione del caso, il mastermind degli Ice War prosegue imperterrito il suo percorso all’interno delle coordinate metal scolpite dalla vecchia scuola.
Conciliando a suo modo le forme primordiali di epic, speed e classic, il folle musicista canadese spegne la dieci candeline di carriera di questo ennesimo progetto con il qui presente “Feel The Steel” (cosa chiedere di più alla fantasia?) dove un ‘cujo’ cibernetico ci invita a salire a bordo di una sgangherata DeLorean per tornare con prepotenza negli anni ’80.
A colpire, in positivo, ovviamente, è ancora una volta quella sensazione di ‘casalingo’ che pervade l’intero album: ce lo immaginiamo, il buon Joe, a gironzolare tra le stanze della propria abitazione mentre canta, con quel tono stralunato (oseremmo dire ‘punk baritonale’), le note della title-track, borchiata NWOBHM, il cui video a corredo è tutto un programma (lo potete vedere sotto la recensione).
Un’immagine semplice, quella di Capitalicide che fuoriesce dallo studio di registrazione, sfondando i muri delle nostre case, dove ognuno di noi si lascia andare alla passione viscerale per il metallo pesante, nella sua forma più rude e genuina, magari cantando a squarciagola l’anthemica “Venom”, impugnando il doccino come fosse un microfono, trasformando il manico di una scopa nella più classica delle chitarre elettriche.
“Red Fire” sprigiona una ruggente epicità, a ricordarci l’incedere dell’immensa “Battle Hymns”; c’è “Choice Is Ours”, a citare l’accoppiata Manilla Road-Cirith Ungol; chiude “Damnation” con il suo riffone che rimanda sovrano a “Over The Mountain”. E cosa dire infine dello struggente incipit di “Lost To The Void”? Quell’arpeggio malinconico e misterioso ci porta dritti dritti alla sublime “Melissa”, ulteriore testimonianza del sincero attaccamento di Joe e dei suoi Ice War alla causa metal.
Originale? Per nulla. Non vi sono tecnicismi particolari, anzi, molto spesso le tonalità vocali acute strabordano i binari dell’equilibrio (con alcune sparate davvero fuori asse) ma la semplicità degli arrangiamenti, condita dalla schiettezza della proposta generale, ci porta a premiare “Feel The Fire”, quale simbolo di come, a volte, per arrivare a centrare il bersaglio basta veramente poco.