6.0
- Band: ICED EARTH
- Durata: 00:46:11
- Disponibile dal: 17/10/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Dopo la seconda uscita dalla band dello storico cantante Matt Barlow e l’ingresso in formazione dell’ottimo frontman degli Into Eternity, Stu Block, c’era grande attesa per il nuovo album degli Iced Earth. Ad incrementare le aspettative era stato anche l’annuncio fatto dal chitarrista e leader Jon Schaffer di un ritorno alle tanto amate sonorità thrashy dei tempi d’oro, dopo gli ultimi album in cui il gruppo aveva invece utilizzato un approccio più classic. Purtroppo però, come spesso accade in questo genere di situazioni, le attese sono state solo parzialmente confermate. “Dystopia” presenta infatti un buonissimo lavoro del nuovo arrivato Stu Block, il quale, abbandonato il growl, ha sviluppato il proprio stile per meglio adattarsi al sound del gruppo e ora in più casi non nasconde addirittura similitudini proprio con chi gli ha lasciato il posto: Matt Barlow sulle tonalità medie, ma anche Tim Owens sullo screaming halfordiano più alto. È anche grazie a lui che, laddove la penna di Schaffer riesce ancora a dar vita a brani ispirati, il risultato è buono. Parliamo della titletrack, uptempo sul quale Jon ci regala un riffing incline dalle influenze thrash tra i migliori da lui composti negli ultimi anni e un’accoppiata bridge ritornello diretta ed efficace. Discrete, anche se non particolarmente entusiasmanti, “V”, brano più classic che differisce per un chorus anthemico ed eroico, e “Dark Days”, altro uptempo che, escluso un finale strumentale piuttosto scontato, è costruito su un riff avvincente. Passano l’esame anche il lento “The End Of Innocence”, questa volta più grazie alla bella interpretazione di Stu Block che al pezzo in sè, e la conclusiva e più classica “Tragedy And Triumph”. Il resto dei brani, a parere del sottoscritto, mette invece in mostra una scarsità di idee che alza pericolosamente il numero di riempitivi o di episodi comunque non degni di nota presenti sul disco. Non convincono il ripetitivo midtempo “Anthem” o l’anonima semi-ballad “Anguish Of Youth”, blando tentativo di replicare lo stile di bellissimi pezzi come la vecchia “Melancholy”. Quando poi si torna realmente sulle succitate sonorità tirate e aggressive, nella fattispecie “Boiling Point” e “Days Of Rage”, il risultato sono episodi brevi nel minutaggio e non completamente sviluppati come struttura, che non reggono assolutamente il confronto con i brani dello stesso stile composti negli anni ’90. Dal punto di vista delle tematiche, Schaffer ha voluto in parte abbandonare il concept legato alla “Something Wicked Saga” dei due precedenti lavori e trarre ispirazione da film quali “V Per Vendetta” o “Dark City”, basando però il su quella per lui ultimamente tanto importante lotta pacifica per la libertà contro un sistema globale dominato dalla corruzione finanziaria. Tirando le somme, “Dystopia” è tutto sommato sufficiente come lavoro, ma da un nome sotto il quale in un passato neanche troppo lontano sono stati pubblicati dei bellissimi album, ci si può e ci si deve aspettare di più in termini di ispirazione e creatività.