voto
6.5
6.5
- Band: ICED EARTH
- Durata: 01:09:03
- Disponibile dal: 06/09/2007
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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E’ innegabile che “The Glorious Burden” aveva diviso la schiera dei fan degli Iced Earth in sostenitori e detrattori della nuova incarnazione del gruppo. Il cambio di cantante da Matt Barlow a Tim Owens aveva infatti sconvolto il sound di una delle band più amate della scena heavy americana. Divenuti più inclini al classic che al thrash, più epici ma anche meno particolari, gli Iced Earth pubblicano oggi “Framing Armageddon”, il primo di due capitoli che riprendono il concept affrontato dieci anni fa con la trilogia finale di “Something Wicked This Way Comes”. Il racconto dell’invasione della Terra da parte della specie umana, con lo sterminio di tali Sethians, una civiltà pacifica che originariamente abitava il nostro pianeta. I fatti sono narrati con particolare accento sull’ambizione, sulla ferocia e sulla sete di potere dell’Uomo. Musicalmente parlando, il disco si presenta molto epico e ricco di intermezzi, al punto che alla fine si contano ben diciannove pezzi di cui sono undici le canzoni effettive. L’inizio è affidato ad un’intro dal sapore etnico, seguita da “Something Wicked Pt. 1”, un brano evocativo che si mantiene su tempi medi e culmina in un bel ritornello di matrice “Demons & Wizards”. Un breve intermezzo fa da preludio a “Setian Massacre”, tirata e anch’essa molto epica, uno dei pezzi migliori del disco. Tim, anche se sicuramente meno caratteristico di Barlow, è sempre uno dei migliori cantanti in cirolazione e il riffing di Shaffer appare più ispirato che nel precedente lavoro. Segue “A Charge To Keep”, un mid tempo discreto con un ritornello fin troppo semplice. Altro intermezzo ed è il turno di “Ten Thousand Strong”, arrembante singolo d’apertura del lavoro, un brano convincente e dotato di un gran tiro. A questo punto la presenza di intermezzi inizia ad essere abbastanza invadente, anche perché si intervallano a pezzi già di per sé pregni di atmosfera come l’ottima “The Clouding”, dolce ed etereo lento che, grazie ad un attacco di scuola Black Sabbath, evolve in un roccioso ed oscuro mid tempo. Tra gli episodi migliori anche la successiva ed articolata “Infiltrate And Assimilate”, grazie ad un bel lavoro della sezione ritmica ed un ritornello molto immediato. La tiratissima e thrashy title-track appare invece una gran mazzata dal punto di vista musicale ma scontata come linee vocali. Si chiude con “When Star Collide (Born Is He)”, un mid tempo dai toni drammatici e con cori molto pomposi. L’impressione finale è sicuramente positiva, certo non siamo ai livelli dei capolavori degli anni ’90 ma qualche intermezzo in meno ed una struttura complessiva del disco più snella e meno prolissa avrebbero certamente fatto lievitare la valutazione.
Nota: due-tre lunghi voice over per canzone sono davvero troppi e rischiano di rovinare l’atmosfera di un disco del genere, oltre a far perdere la pazienza al recensore di turno.