7.0
- Band: ICED EARTH
- Durata: 00:54:33
- Disponibile dal: 16/06/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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“Incorruptible” è un titolo che sintetizza benissimo il personaggio Jon Schaffer. E di conseguenza i suoi Iced Earth. La band non ha passato sempre momenti felici, si è rimessa in carreggiata più volte dopo improvvidi sbandamenti, se non addirittura fragorose uscite di strada. Di positivo, nella buona e nella cattiva sorte, c’è sempre stata la cocciutaggine di chi tiene il timone, che ha impedito il naufragio totale e ha permesso di riproporsi in un formato credibile ai propri sostenitori ogni qual volta la sorte si è messa di traverso. L’ultima incarnazione affidata alla voce potente di Stu Block giunge al disco numero tre, mentre il totale dall’esordio omonimo consta di dodici album; “Incorruptible” si pone come un compendio di medio livello di diverse soluzioni adottate nel passato remoto e recente. Gli Iced Earth di oggi, volendo utilizzare una metafora sportiva, ci appaiono come degli atleti di ottimo talento in fase calante, non più baciati dalla facilità d’azione dei giorni migliori, che con grandi sforzi, scrupolo, disciplina, riescono comunque a ottenere risultati dignitosi, pur senza avvicinarsi ai fasti dei giorni di gloria. Indubbiamente, c’è nei solchi dei dischi recenti la vitalità di chi, pur tra mille difficoltà e con armi spuntate, ha ancora una voglia matta di lottare per ciò in cui crede, compensando con la forza, l’energia, l’impeto, le carenze d’ispirazione, fantasia, brillantezza. Tutto si può dire di quest’album, fuorché non trasudi passione e un’idea di heavy metal tetragona, inscalfibile. Detto questo, come avevamo espresso ampiamente durante il recente track by track, la tracklist alterna brani solo sufficienti, ad altri trascinanti e carichi di pathos, degni della fama meritata negli anni di “Burnt Offerings”, “The Dark Saga”, “Something Wicked This Way Comes”. A tirare il plotone delle dieci tracce poste sotto la nostra lente d’ingrandimento, ci sono “Defiance” e “The Relic (Part 1)”. La prima azzecca un equilibrio pressoché perfetto fra la rudezza degli anni recenti, istigata a dovere dalla vocalità astiosa di uno Stu Block vera punta di diamante degli Iced Earth attuali, e il sempiterno amore per le atmosfere dannate; la seconda sviscera chirurgicamente sonorità comunicanti mistero, paura, cospirazione, dando il giusto risalto a una fase solista, per buona parte frutto del lavoro della new entry Jake Dreyer, che fa meglio respirare l’insieme e, anche altrove, dà quella complessità emotiva che rischia di perdersi nelle ritmiche più massicce. Infatti, la scrittura si dimostra più riuscita quando Schaffer non s’intestardisce nel picchiare duro a tutti i costi, ma si ferma un attimo a descrivere un certo tipo di atmosfera. “The Veil” è un altro episodio degno di nota, dove qualche rimasuglio del sentimento eroico ma malinconico di “The Dark Saga” riaffiora, una rimembranza che cogliamo anche in “Raven Wing”, etichettabile come un’epic metal song piena di sentimento. Quel che resta poggia le fondamenta su una sezione ritmica abbastanza monocorde e un riffing corpulento, solo a sprazzi capace di indovinare riff di assoluto valore. La voglia di spaccare il mondo è evidente nella Judas Priest-oriented “Seven Headed Whore” e nella manowariana “Brothers”, pezzi buoni ma un po’ scolastici, distanti dal divenire degli anthem memorabili. A favore di “Incorruptible”, a fronte della sua immediatezza, la rispettabile dote di crescere con gli ascolti, a confermare quella solidità d’intenti e risolutezza che consentono al full-length di non affondare e di lasciare in fondo una buona impressione di sé. Non un capolavoro, nemmeno una cocente delusione.