7.0
- Band: ICY STEEL
- Durata: 01:12:22
- Disponibile dal: 09/07/2010
- Etichetta:
- Pure Steel Records
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Esordivano tre anni fa con l’omonimo album gli Icy Steel, formazione sarda che dava così una speranza in più agli amanti dell’epic metal. Che l’Italia sia terra di una nuova ondata di ottime band in questo sottogenere del metal è risaputo e il nuovo “As The Gods Command” è la conferma che ora chi ama queste sonorità può definitivamente contare su una valida formazione nostrana in più. Il disco in questione segna infatti il consolidamento che su queste stesse pagine ci si augurava in sede di recensione del precedente lavoro. Con una lineup rimaneggiata che in comune con quella del debutto ha solo il cantante chitarrista Stefano Galeano e il bassista Roberto Ladinetti, gli Icy Steel si lasciano parzialmente alle spalle le influenze più bathoriane e doomy del precedente lavoro e puntano su un heavy sempre molto epico ma più incline al classic di sia matrice inglese che americana. Elemento essenziale nel sound del gruppo è la presenza di brani mediamente molto lunghi e dalle strutture articolate, ricche di digressioni strumentali, cambi di tempo e dunque non molto votate all’immediatezza. Questo aspetto se da un lato in certe occasioni come la strumentale “The Persistance Of Time” o la titletrack può rendere i pezzi a un tantino prolissi, dall’altro è un punto a favore della longevità dell’intero album. Solo dopo più ascolti si riesce infatti ad apprezzare l’alternanza tra brani sorretti da riff dal notevole impatto con linee vocali incisive come nel caso del marziale mid tempo d’apertura “Impetuos Fire”, della più aggressiva e riffata “The Holy Sun” o l’eroica “Fallen Heroes”, e altri pezzi dal taglio più melodico e atmosferico come “Out Of Your Time”, “Fly Without Wings” e la conclusiva “There Was once a Weeping Willow”. Menzione a parte per la più che convincente “Mjöllnir”, una semi strumentale ricca di pathos incline ai primi Manowar soprattutto nella parte cantata. Buono il lavoro delle chitarre, che ci risparmia i soliti turbolenti e spesso sterili assoli iperveloci e sfrutta invece ritmi meno esasperati e un discreto gusto per le melodie. La prova vocale di Stefano Galeano è positiva, anche se il cantante può ancora migliorare la sua espressività e la sua interpretazione soprattutto sugli episodi più lenti ed evocativi. Qualcosa da perfezionare dunque ancora c’è ma questo non può che incoraggiare questa band a credere nei propri mezzi e continuare sul giusto cammino intrapreso.