IGNIS ABSCONDITUS – Golden Horses Of A Dying Future

Pubblicato il 12/03/2024 da
voto
7.0
  • Band: IGNIS ABSCONDITUS
  • Durata: 00:45:06
  • Disponibile dal: 02/02/2024
  • Etichetta:
  • My Kingdom Music

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Il fascino di certe sonorità oscure, macchiate di sensualità e decadenza non andrà mai in pensione, e il fatto che musicisti di lungo corso pensino ancora, in questi tempi, di ripescare a mani basse da quei lidi musicali ne è la dimostrazione più lampante.
Già al secondo disco – più un mini di esordio targato 2020 – gli Ignis Absconditus cercano, peraltro, di non sedersi sulla mera riproposizione. Se il punti di rifermento principale del precedente “Portrait Of Beyond” erano piuttosto esplicitamente i Christian Death (versione Rozz Williams, of course) e il lato più alienante e doloroso della dark music (e scusateci per la semplificazione), oltre a un’interessante componente neofolk strisciante, qui si fa strada il lato più goth, nelle sue più variegate sfaccettature: dall’innesto della voce femminile, alla scelta del cantante Noctuaria opta in direzione di un approccio vocale più profondo ed espressivo, mentre in precedenza ci aveva abituati a una costante cadenza disperata, lancinante, a tratti quasi inintelligibile, che comunque fa ancora capolino; questo è forse l’elemento più nostalgico verso certe matrici anni Ottanta, e porta con sé a un carico di disperazione più marcato e conturbante. Si sente l’ombra lunga dei Bauhaus in questo passaggio: è per esempio quasi smaccato, ma godibile, nel singolo “Wolfheart”, ma anche nelle dissonanze di brani come “Mental Roulette” o “Weight Of Knowledge”.
Al tempo stesso, le chitarre si fanno più ipnotiche e ossessive: ci sono diversi momenti più trascinanti e coinvolgenti, con riff più aggressivi (“Mr. Smith”), ma si nota anche il ricorso frequente alla dodici corde, che ben trasmette un senso di profonda potenza lirica. Date le precedenti esperienze dei membri della band (Nott, Nebrus tra gli altri) era forse inevitabile la progressiva comparsa di elementi più metal, sponda Katatonia e Tiamat, ben amalgamate in diversi momenti, ma senza arrivare a prevaricare un sound che, se non si fosse capito, guarda molto più indietro; non mancano quindi elementi sulfurei (“Lucid Madness”) ed altri più grotteschi, che crescono con il passare dei brani, ed esplodono su “Carousel Of The Departed” e la successiva “Seagull’s Laughter”, che offre anche gustosi inserti di tastiera retrò.
Inevitabilmente, il genere proposto non offre una freschezza e una variabilità smisurate, ma il mestiere si sente e l’ascolto è particolarmente adatto, nelle uggiose giornate di questo periodo.

TRACKLIST

  1. Shadows
  2. Mr. Smith
  3. Wolfheart
  4. Lucid Madness
  5. Mental Roulette
  6. Carousel Of The Departed
  7. Seagull's Laughter
  8. Weight Of Knowledge
  9. Whispering
  10. Chasm Of Deceit
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