7.0
- Band: IGNIVOMOUS
- Durata: 00:46:01
- Disponibile dal: 15/11/2019
- Etichetta: Nuclear War Now
- Distributore:
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Di sicuro gli Ignivomous hanno iniziato a proporre il loro death metal cavernoso in tempi non sospetti. Gli australiani non sono infatti saltati sul carrozzone del revival old school l’altro ieri: le loro prime pubblicazioni risalgono ad una dozzina di anni fa e nel corso della carriera il sound non ha mai subito grossi cambiamenti, restando fedele ad un fiero oltranzismo che ha puntualmente tenuto alla larga gli ascoltatori occasionali. Il rifiuto di evolversi oltre l’iniziale venerazione per tutto quanto sia Incantation e Immolation ha tuttavia impedito alla band di acquisire una propria specificità e di imporsi al di fuori del più puro underground. Il nuovo “Hieroglossia” probabilmente non cambierà per niente lo status del quintetto di Melbourne, il quale, a ben sette anni di distanza dal precedente “Contragenesis”, si ripresenta con un’opera che ribadisce più che mai la propria aderenza al suddetto filone e la sua ormai tipica inflessibilità. Nei tre quarti d’ora del disco, gli Ignivomous toccano un altro apice della loro passione incondizionata per il death metal più fosco e tetragono, guardandosi bene dall’accentuare l’elemento melodico o dallo sviluppare la propria espressività verso altri lidi. L’album è un monumento al rigore e alla più densa introspezione, modellato sui principali dettami di dischi come “Mortal Throne of Nazarene”, “Here In After” o “Failures For Gods” e portato ai massimi livelli di intransigenza. Gli Ignivomous si inerpicano su sentieri musicali a dir poco tortuosi, concatenando riff sempre più spigolosi su una base ritmica che, a dispetto della regolare alternanza fra blastbeat e lente digressioni in doppia cassa, assume in ogni episodio i connotati di un muro insormontabile. Il dinamismo, sia nel lavoro di chitarra che nel drumming, continua dunque a non rientrare fra le priorità del gruppo: agli australiani interessa solamente incrementare la densità della propria proposta. Visti in tale ottica, i quarantasei minuti di “Hieroglossia” si dimostrano quindi assolutamente sensati: il songwriting ha appunto il solo obiettivo di omaggiare con competenza i maestri e, al contempo, di vessare l’ascoltatore; seguendo questo criterio, dalla titletrack a “Vitriolic Swarm” tutto appare al posto giusto e nelle giuste proporzioni. Gli Ignivomous non sono una formazione per tutti, ma certamente non compongono a caso: vi è una logica dietro tale tormento e i loro fan più accaniti non faranno troppa fatica a notarla.