7.5
- Band: IHSAHN
- Durata: 00:52:31
- Disponibile dal: 18/06/2012
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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“Eremita” sembra il titolo ideale per descrivere quello che, a tutti gli effetti, è diventato Ihsahn da qualche anno a questa parte: immerso completamente nel suo progetto solista, dal quale abbiamo potuto sino ad ora ammirare tre acclamati album, facenti parte di una trilogia conclusa con l’acclamato “After”. Proprio da quest’ultimo lavoro riparte il percorso musicale dell’ex-Emperor, coerente con le evoluzioni apportate rispetto a “AngL” e, quindi, in continua esplorazione dei territori progressivi, negli ultimi anni rivelatisi essere una sua quasi ossessiva passione, anche grazie alle numerose amicizie suggellate con i vari Devin Townsend, Jeff Loomis (qui entrambi presenti come ospiti) Meshuggah e compagnia bella. Aspettarsi un ulteriore passo avanti rispetto al predecessore sarebbe quindi inutile; tuttavia, il connubio d’avanguardia tra progressive, melodia e metal estremo continua a funzionare in maniera solida ed efficace, dando il massimo negli episodi più “caotici” e non lineari. In “The Grave”, ad esempio, grazie anche all’apporto del sax di Jørgen Munkeby degi Shining norvegesi, si vanno a creare alcuni dei passaggi più inquietanti e suggestivi dell’intero platter. Il disorientamento musicale, dunque, funge ancora una volta da chiave di lettura dell’opera, composta da tracce camaleontiche in cui, tra alti e bassi, si rimescolano completamente le carte in gioco nei minuti a disposizione, assumendo una certa epicità nei momenti più complessi e ragionati – fondamentale, in questo contesto, è l’apporto vocale del gia citato Devin Townsend in “Introspection”, pezzo che si muove tra cullanti atmosfere rilassanti e momenti di pura disperazione – e viaggiando su binari più prevedibili quando si strizza l’occhio a soluzioni facilmente orecchiabili, come nel caso della non bellissima “The Paranoid”, caratterizzata da un approcio diretto e per nulla ambizioso. Degna di nota è la chiusura affidata a “Departure”, anch’essa dotata di un piglio decisamente epico, raffozata dalla voce di Heidi S. Tveitan degli Starofash e spazzata dalle incursioni caotiche delle urla di Ihsahn e dal sax in sottofondo. Un brano carico di emozioni e feeling, quasi sempre presenti nell’intero minutaggio di questo quarto sigillo solista del polistrumentista norvegese. “Eremita”, così come “After”, è un album ostico e dalla difficile assimilazione, un ostacolo che i fan avranno ormai imparato a sormontare facilmente e a trarne tutti i benefici possibili. Non ci resta quindi che promuovere il disco, capace di ribadire forza e consapevolezza di un musicista sempre più ricco e completo.