6.5
- Band: IHSAHN
- Durata: 00:24:30
- Disponibile dal: 11/09/2020
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Universal
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Come promesso e senza variare le tempistiche rispetto a quanto annunciato nei primi mesi dell’anno, Ihsahn pubblica l’EP ‘gemello’ di “Telemark”, andando questa volta a rinfrescare l’ala soft del suo sound. Lo schema della tracklist è il medesimo della precedente pubblicazione, ovvero tre composizioni originali, accompagnate da due cover in chiusura. Il musicista norvegese, dopo aver tanto girovagato tra battaglie di ruvidezza ed eleganza, spunti colti e melodie inebrianti, si è posato in queste due ultime uscite sugli estremi del suo repertorio. Con “Pharos”, quindi, ci si consegna quasi totalmente alla tranquillità, a brani lineari, tenui, rivolti a sonorità prog vagamente sinfoniche. Se il vostro punto di riferimento per l’Ihsahn più diretto e poco estremo è lo splendido “Arktis.”, qua andiamo in una direzione nettamente più annacquata di focosità metalliche, rinvenibili giusto nella distorsione chitarristica, per quanto le ritmiche, salvo rare eccezioni, siano alquanto rilassate e stemperate di inquietudine.
Anche se si ha dimestichezza col materiale di Ihsahn e la sua visione della musica, il primo impatto può essere spiazzante, perché si ha che fare con brani apparentemente molto semplici e prevedibili nello scorrimento. La voce costantemente in pulito e la melodiosità dell’insieme può apparire quasi stucchevole, bisogna prestare allora orecchio agli arrangiamenti e alle loro misurate danze, per comprendere meglio la caratura delle singole tracce. Trainate dal soffio dei sintetizzatori e dal sollevarsi degli archi, che infondono un’atmosfera vagamente pomposa e un’eleganza aristocratica all’insieme, “Losing Altitude”, “Spectre At The Feast” e la titletrack escono alla distanza, svelandosi al meglio nelle loro tonalità crepuscolari solo dopo diversi ascolti. “Pharos”, progressivamente heavy e giganteggiante col trascorrere dei minuti, è il brano originale che meglio soddisfa le aspettative, mentre “Spectre At The Feast”, nella sua cristallina quietezza, malinconica ma non corrucciata, è quella lievemente più debole. Per le due cover, Ihsahn si è mosso lontano dal metal, confezionando due versioni altrettanto toccanti di “Roads” dei Portishead e “Manhattan Skyline” degli A-Ha.
La prima è talmente allineata alle canzoni firmate Ihsahn da poter essere scambiata per una composizione scritta di suo pugno, aggrappata a una poetica sognante, velatamente pop, maneggiata con cura ma, forse, con poco slancio dal polistrumentista nordico. Per “Manhattan Skyline”, ritroviamo alle lead vocals Einar Solberg, fido scudiero del singer degli Emperor in tanti altri episodi: pure in questa occasione si spende in una performance di alto livello, finendo per far preferire proprio questa cover su tutto il resto dell’EP. La cura e l’ispirazione profuse in “Pharos” non ce lo fanno affatto disprezzare, anche se chi scrive ammette che l’assenza di forti chiaroscuri e la linearità dell’insieme tolgono una parte del fascino solitamente ascrivile alla musica di Ihsahn. Insomma, una pubblicazione ‘normale’, gradevole ma senza squilli. Per quelli, aspettiamo il prossimo full-length.