
7.5
- Band: ILDSKÆR
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 03/11/2023
- Etichetta:
- Vendetta Records
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Ve la ricordate, la seconda guerra dello Schleswig? Se sì, probabilmente siete gente che con la Storia ci mangia, o quantomeno dei nerd di altissimo livello. Sempre che non siate Barbero. In quel caso, vi preghiamo, contattateci al più presto. Se invece non vi riconoscete in nessuna delle descrizioni precedenti, vi basti sapere che, tra la primavera e l’autunno del 1864, la Danimarca di re Cristiano IX e la Prussia del “Cancelliere di ferro” Otto von Bismarck si contesero con le armi il controllo sul piccolo, ma strategico ducato dello Schleswig, un territorio di confine etnicamente e linguisticamente misto e considerato da ambo le parti come parte integrante dei propri confini storici. Nel quadro europeo, fu un evento rilevante in quanto catalizzatore dell’unificazione tedesca. Per la Danimarca, invece, fu una specie di Caporetto. Forse anche peggio, perché le conseguenze dell’annessione tedesca della popolazione danese dello Scheswig si sono protratte fino agli anni Novanta.
Su questo trauma storico si basa il concept di “Blood & Jorn”, secondo full-length degli Ildskær, black metal band di Aalborg che ha dedicato già il suo primo album (“Den Rædsomste Nat”, uscito nel 2020) ad un episodio bellico dell’Ottocento danese. La formula riprende alcuni elementi del lavoro precedente, ma li rielabora in una chiave più sontuosa e ricca. Si apprezza soprattutto l’ispessimento del tappeto sonoro, che scalda produzione e songwriting smussandone le spigolosità, valorizzando le chitarre e dando maggiore respiro ai tanti dettagli che fanno di questo album un ascolto avvincente e quasi ‘cinematografico’. Tra questi, il più interessante è senza dubbio l’uso dell’organo, inaspettato protagonista di diversi brani (in particolare nell’opener “Thyras Værn”, ma anche sulle battute finali della malinconica “Et Lidet Fattigt Land”). Lontano dai registri e dalle melodie goticheggianti cui spesso è relegato, il nobile strumento domina la scena con inserti gloriosi e tutt’altro che secondari, le cui suggestioni vanno dalla musica sacra del tardo Settecento a Mendelssohn. Un requiem, quasi, che si mescola ai suoni della battaglia e al ritmo dei tamburi che galvanizzavano le truppe nella narrazione titanica, ma scevra da romanticismi, della disfatta di un intero Paese.
La tridimensionalità immaginifica di “Blood & Jern” trova però il suo principale sostegno nei maestosi dialoghi tra le chitarre. Per quanto sia un album catalogabile in modo abbastanza chiaro sotto l’etichetta “black metal atmosferico”, l’opera seconda del duo danese è al tempo stesso un lavoro dalla forte carica epica, in cui la ricerca della melodia si esprime in una grande ricchezza di riff solidi ed evocativi. I brani, tutti piuttosto lunghi, scorrono fluidi nella loro inventiva, senza mai ripetersi tra loro e senza mai attorcigliarsi su sé stessi – grazie, non da ultimo, anche ad un drumming variegato che serve efficacemente le canzoni. E su un simile affresco, più struggente che feroce, si innalza una voce solenne, drammatica, potente.
A voler essere un po’ poetici, potremmo descrivere “Blood & Jorn” come una sorta di romanzo sonoro: un’opera che trasmette un Sensucht potente e doloroso, dando prova di originalità ed ispirazione in ben due panorami (quello del black atmosferico e quello del metal a tema storico) nei quali distinguersi è cosa sempre più rara.