6.5
- Band: ILIUM
- Durata: 01:09:10
- Disponibile dal: 20/10/2017
- Etichetta: Nightmare Records
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Gli Ilium sono partiti ormai oltre un decennio fa dall’Australia, territorio non facile per emergere nel music business, ed ora possono vantare ben sei dischi all’attivo. Questa nuova release, che arriva a distanza di due anni dall’ultimo “My Misanthropia”, non è altro che una nuova versione dell’album di debutto, quel “Sirens of the Styx” originariamente uscito nel 2003, un disco esaurito ed introvabile di cui la band va così fiera da volerlo ristampare riregistrandolo. Se quindi nella prima versione di questi brani potevamo ascoltare la voce del singer Mark Snedden, in questa nuova veste troviamo una vecchia conoscenza del gruppo e della scena australiana, ovvero Lord Tim (dei Lord, Dungeon e appunto ex Ilium). Nella musica degli Ilium troviamo tanto classic metal e US power, con un tocco di power metal melodico di stampo teutonico per formare dei brani catchy ma altrettanto potenti, dove sono le chitarre a farla da padrone ma allo stesso tempo dove non mancano coretti bombastici e ritornelli ben curati. Se le chitarre si muovono quindi su territori più classici (a tratti possono ricordare qualcosa della scena inglese di band come Iron Maiden & co.), nei brani degli Ilium non mancano tappeti di tastiere e accelerazioni di stampo appunto power metal. Esempio di quanto detto sono sicuramente “ Embrace the Myth” e “The Celestial Sphere” due ottimi pezzi che aprono il disco con echi dei migliori Iced Earth per teatralità ed atmosfere ma con un guizzo melodico alla Gamma Ray. Se i fraseggi chitarristici che troviamo in questi brani sono sicuramente tra i pregi migliori del disco, dall’altro lato c’è da dire che gli Ilium sono ‘colpevoli’ a volte di composizioni fin troppo prolisse, e aver inserito in questo lavoro addirittura tre suite che si aggirano sui 10 minuti di durata ciascuna, è sicuramente un’esagerazione. “Sirens of the Styx: Re-Styxed” è una ristampa riuscita perchè riporta alla nostra attenzione un album che forse a suo tempo era passato fin troppo inosservato e grazie alla nuova registrazione, può contare su una produzione che dona il giusto risalto ai brani, mentre il lavoro di Lord al microfono è senza dubbio positivo. Ma questo disco a tratti sembra interminabile e nonostante contenga alcuni ottimi spunti, non riesce a rimanere costante lungo tutta la sua notevole durata.