6.5
- Band: ILL NINO
- Durata: 00:43:45
- Disponibile dal:
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Audioglobe
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Avete presente i soldati fantasma giapponesi, quelli che vanno avanti a combattere anche vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale? Ecco, musicalmente parlando, non troviamo termine di paragone più calzante per descrivere la costanza degli Ill Nino, fieri portabandiera del latin nu-metal da 14 anni a questa parte, nonostante il declino di certe sonorità (nel frattempo invecchiate a sufficienza da essere tornate in auge tra le nuove leve), abbia portato in dote un drastico calo di popolarità, con i conseguenti cambi di etichetta. Coerenza stilistica a là AC/DC, o incapacità evolutiva? Chi scrive propende per la seconda opzione, ma sta di fatto che i Nostri, evidentemente forti di uno zoccolo duro di fan, sono nel frattempo giunti, con questo “Till Death, La Familia”, al settimo full-length di una discografia comunque sempre al di sopra della sufficienza, anche se ormai lontana ai fasti del periodo Roadrunner. Tralasciando l’artwork di scarfaciana memoria, il nuovo album di Chavarri e soci offre poche sorprese, puntando come sempre sul carisma vocale di Machado e sulla dirompente forza ritmica del corpulento batterista, coadiuvato alle percussioni dal nuovo entrato Oscar Santiago, senza dimenticare Ahrue Luster, metaforicamente gravato dal peso dello zainetto di Marc Rizzo e del cappello di Santana. Se da un lato, infatti, non mancano i pezzi da corrida metallica come “I’m Not The Enemy”, “Are We So Innocent” (quasi un outtake degli Slipknot, dopo una sbornia di tequila e Red Bull) e “World So Cold”, dall’altro episodi come “Live Like There’s No Tomorrow”, “Blood Is Thicker Than Water” e “My Bullet” riportano in auge synth e assoli, meno presenti nel precedente “Epidemia”. Certo, osservando la tracklist con maggiore oggettività, risulta difficile prendere sul serio alcuni frangenti – dal ritornello ‘Let’s get high like we don’t give a fuck‘ (“Live Like There’s No Tomorrow”) al bridge spanglish che nemmeno il Kaka più mistico (“Blood Is Thicker Than Water”), così come i bonghi registrati sabato pomeriggio al parco e infilati a forza nel mix (“Dead Ends”), o la cattiveria ispanica degna di una comparsa di Machete (“Payaso”) -, ma d’altronde anche questi elementi contribuiscono al ‘fascino’ del sestetto del New Jersey. Difficilmente sarà questo l’album adatto a conquistare nuove schiere di fan, ma evidentemente la familia degli Ill Nino è sufficientemente numerosa: chi, nonostante gli alti e bassi, non ha mai smesso di ballare la rumba latina, vada pure sul sicuroLa .