7.5
- Band: IMHA TARIKAT
- Durata: 00:49:07
- Disponibile dal: 02/12/2022
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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Torna tra noi l’oscuro duo tedesco, che in pochi anni di vita ha già spauto ritagliarsi uno spazio di meritato rilievo nell’underground black.
L’apprezzamento trova conferma fin dalle prime note, grazie alle consuete atmosfere cupe che vengono sistematicamente ribaltate dalla furia dei riff ultra compressi, alternati a scale circolari più melodiche e ipnotiche; gli Imha Tarikat si mostrano sempre più alla ricerca di un equilibrio tra la nuova (ormai non più troppo…) ondata black dell’Est e l’impatto tetragono dei Marduk, riuscendo nell’intento. Permane anche il caratteristico assalto in termini vocali, quell’approccio gridato e insieme cupo che rimanda anche alle derive più gelide e industrial del genere, così come a certo dark meno commerciale, come in “Radical Righteousness” e ancor più “Streams Of Power – Canavar”, un brano che sintetizza in maniera trascinante e dissonante queste componenti e l’anima più profondamente black metal della band, con una spruzzata di new wave nella linea di basso e nel ricorso a un synth rarefatto, ad allargare ulteriormente gli orizzonti. L’oltranzismo quasi disperato di certi brani (“Touch Of Mercy”) colpisce sempre nel segno, ma anche nei midtempo gli Imha Tarikat mostrano le loro doti, integrando come in passato armonie non prettamente occidentali, che come già detto immaginiamo essere un’apprezzabile eredità delle origini turche dei due membri. Proprio da questi avvii più lenti, nascono spesso i crescendo più esaltanti del disco, allorché le chitarra si fanno furiose e le line vocali diventano strappi degni di Tom G. Warrior (ingenui, ma sempre efficaci “UH!” compresi). C’è insomma tutto quello che ci potevamo aspettare da questo ritorno, e detto che all’alba del terzo full -ength il combo tedesco ha ormai poco da dimostrare, l’unico, relativo limite di questo disco è di ricalcare troppo quanto già sentito nelle prime due uscite, lasciandoci meno stupore; come evidente, la valutazione non ne ha risentito molto, ma resta per esempio l’amaro in bocca di non vedere approfondita la componente horror/occult che traspira morbosa dall’interludio a base di tastiere posto a metà disco, oltre alle pulsioni anni Ottanta descritte più sopra.
Ma se avete apprezzato quanto sentito finora, o se li scoprite oggi da fan di band come Mgla e Gaerea, potete andare sul sicuro.